Dal 30 giugno identificherà gli alloggi per uso turistico. Sanzioni per chi ne sarà sprovvisto
Dal 30 giugno identificherà gli alloggi per uso turistico. Sanzioni per chi ne sarà sprovvisto.
Turismo: Failoni in videoconferenza con i sindaci per la diffusione del codice Cipat
“Con l’adozione del codice Cipat facciamo un nuovo tentativo per fare emergere il sommerso nel settore degli alloggi ad uso turistico. Oltre alle ragioni di legge, a cui si sommano quelle di natura fiscale, ce ne sono anche altre, legate al controllo e alla sicurezza del territorio, tanto più importanti ora, in questa fase post-Covid. La situazione che stiamo attraversando rende più che mai indispensabile un intervento per portare alla luce chi ancora non opera in maniera regolare. Il codice Cipat dovrà essere utilizzato dai proprietari degli alloggi e anche da chi si occupa di intermediazione, compresi i grandi portali come Booking e Airbnb. Ci saranno i dovuti controlli e sono previste sanzioni per chi, a partire dal prossimo 30 giugno, non rispetterà questo obbligo. Naturalmente non si tratta di instaurare uno ‘stato di polizia’ nelle nostre valli: dobbiamo però cogliere questa occasione per regolarizzare le attività di accoglienza turistica extraalberghiera esercitate in maniera non imprenditoriale, che sono molte, anche al fine riuscire a pianificare al meglio l’offerta dei servizi pubblici sul territorio”. Questo in sintesi quanto comunicato dall’assessore al turismo Roberto Failoni, in videoconferenza questo pomeriggio con i sindaci del Trentino. Oggetto dell’incontro, a cui ha partecipato anche la responsabile dell’Ufficio Ricettività e professioni turistiche Eva Dandrea, il Cipat, ovvero il codice identificativo che dalla fine del mese sarà obbligatorio per ogni appartamento dato in affitto ad uso turistico.
Il codice Cipat servirà ad identificare le attività che non vengono esercitate in forma imprenditoriale: non riguarderà quindi affittacamere, B&B, ostelli e quant’altro appartiene al mondo extralberghiero ma esercita la sua attività in forma di impresa. Anche chi fa intermediazione immobiliare, compresi i portali come Booking o Airbnb, dovrà utilizzarlo.
La sanzione prevista per chi dopo il 30 giugno affitterà un appartamento ad uso turistico essendone sprovvisto andrà dai 500 ai 3000 euro. La materia, come noto, riguarda in promo luogo i comuni, compresi i controlli e la parte sanzionatoria. Il comune è infatti il soggetto che conosce meglio di ogni altro la situazione presente sul proprio territorio, come si è visto anche quando è esplosa l’emergenza Covid-19, che inizialmente ha coinvolto alcuni proprietari di seconde case provenienti da altre regioni. Il comune è anche l’ente deputato a ricevere la comunicazione di chi intende mettere a disposizione un alloggio ad uso turistico. Ed ancora: il comune incassa una parte della tassa di soggiorno, pari al 50%. Infine, le stesse somme relative alle sanzioni verranno incassate dagli uffici comunali.
I sindaci intervenuti alla videoconferenza hanno espresso fiducia nei confronti di questo nuovo strumento che viene messo in campo per regolarizzare attività esercitate fino ad oggi in maniera non corretta. Nessun altro sistema – è stato detto – funziona, compresi quelli legati alla promozione on-line degli appartamenti, come la geolocalizzazione (che i proprietari spesso lasciano volutamente nel vago), né le foto con cui gli appartamento vengono pubblicizzati sui portali (spesso solo di interni). Gli interessati, insomma, sanno molto bene come far sì che l’alloggio affittato non sia identificabile. Al tempo stesso i sindaci non nascondono le difficoltà poste dall’esercizio di un controllo efficace sulle tante seconde case presenti sul territorio. L’auspicio è che uno sforzo congiunto di tutti i soggetti coinvolti contribuisca a migliorare la situazione, nell’interesse di tutti, turisti compresi.
Come funziona
Con l’ultima legge provinciale di stabilità (23 dicembre 2019, n. 13) è stata introdotta (integrando la legge provinciale sulla ricettività turistica, 7-2002) la previsione di in base al quale la Provincia autonoma di Trento attribuisce agli alloggi per uso turistico un codice identificativo turistico provinciale, il Cipat, univoco per ogni singolo alloggio. Questo per semplificare l’attività di vigilanza e i controlli da parte delle autorità competenti, la pubblicità, la promozione e la commercializzazione dell’offerta di case o appartamenti per uso turistico, anche considerando lo sviluppo esponenziale di questo tipo di offerta negli ultimi anni.
Il codice verrà generato automaticamente dal sistema informativo DTU – Alloggi, al momento dell’inserimento di un nuovo alloggio per uso turistico.
Per coloro invece che hanno già registrato l’alloggio nel sistema informativo DTU-Alloggi, il codice Cipat verrà comunicato dagli Uffici del Servizio turismo e sport attraverso l’indirizzo e-mail indicato nel sistema oppure, se questo manca, attraverso una comunicazione su carta.
Sarà costituito dall’acronimo Cipat e da una stringa alfanumerica con sei caratteri numerici riferiti al codice ISTAT del comune di riferimento, da due caratteri alfabetici, racchiusi tra due trattini, che ne identificano la tipologia, e da sei caratteri numerici generati automaticamente dal sistema.
Di questa novità gli uffici del Servizio turismo e sport stanno informando tutti i Comuni e il Consorzio dei Comuni Trentini. Dal 30 giugno prossimo coloro che offrono in locazione alloggi per uso turistico devono pubblicare il codice identificativo turistico provinciale nelle iniziative di pubblicità, promozione e commercializzazione dell’offerta, effettuate direttamente o indirettamente attraverso qualsiasi forma di intermediazione con scritti, stampati, supporti e piattaforme digitali (come Airbnb o Booking.com) o con qualsiasi altro mezzo utilizzato. Anche i soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare e i soggetti che gestiscono portali telematici e che pubblicizzano, promuovono o commercializzano gli alloggi per uso turistico devono pubblicare il codice su tutti gli strumenti utilizzati, in maniera ben visibile. Per chi non rispetta questo obbligo è prevista, come abbiamo detto, una sanzione amministrativa in denaro.