Alcune riflessioni sul dibattito relativo alle Comunità di Valle
La problematica inerente alla prossima elezione di parte dell’assemblea degli organi di governo della comunità di valle nonché del suo presidente direttamente dagli elettori finalmente sta diventando di pubblico dominio anche per merito della carta stampata che cerca, in assenza allo stato di un’informativa ai cittadini istituzionale, di evidenziarne le peculiarità, l’importanza e le differenze tra le diverse Comunità.
Ad oggi si nota una strano atteggiamento delle forze politiche del centro destra che accusano la maggioranza che governa la provincia di Trento di voler imporre “dall’alto” le scelte alle Comunità riciclando personaggi che non hanno avuto soddisfazione nella recente tornata elettorale del 16 maggio 2010 di rinnovo dei Consigli Comunali.
A me non consta che tale accusa sia fondata anzi attualmente i territori, tramite le loro organizzazioni politiche, stanno cercando delle intese, certo non facili, al fine di meglio organizzare questo importante momento elettorale ponendosi in principalità l’esigenza di come far partecipare i cittadini al voto.
Se vi è invece una osservazione ed una critica da fare al centro destra è quella relativa al fatto che loro hanno imposto che le elezioni per le Comunità di Valle fossero disgiunte da quelle dei rinnovi dei consiglio comunali tenutesi il 16 maggio 2010. Infatti se le due scadenze fossero rimaste congiunte avremmo da un lato avuto un sicuro successo di partecipazione e dall’altro un reale rinnovamento della classe politica chiamata al governo delle Comunità di Valle.
La debolezza politica del centrodestra sul territorio, con lo strumento dell’ostruzionismo in Consiglio Provinciale, ha imposto questa divaricazione con le conseguenze evidenti del caso: essendo il personale e la disponibilità delle persone manifestatasi tutta in quella impostante scadenza (il 16 maggio 2010) ora non rimane che “ripescare” in quel contesto sia per la ricerca della persona da candidare a Presidente della Comunità che per la composizione delle liste da proporre agli elettori il 24 ottobre 2010.
Si potrebbe dire “chi è causa del suo mal pianga se stesso” ma sarebbe una magra consolazione.
D’altronde che la riforma istituzionale sia da sottoporre a verifica elettorale e funzionale per capirne la bontà è concetto lapalissiano.
Fin d’ora balzano agli occhi alcune disfasie che se non prontamente corrette potranno portare ad una paralisi del funzionamento di quest’importante strumento di governo e ciò in modo particolare in quelle comunità che hanno assemblee faraoniche (ad esempio la Comunità delle Giudicarie con 99 componenti!).
Va sciolto il nodo tutto politico di che cosa volgiamo nel futuro del Trentino come livelli di governo.
Capisco la perplessità dei Sindaci che vedono indebolito il loro ruolo di governo del territorio a scapito del sistema delle Comunità di Valle ma è evidente che quantomeno nelle Comunità di grandi dimensioni questi nuovi enti saranno “delle piccole provincie” con tutto ciò che ne consegue sia nel bene che nel male.
Va ricordato, infatti, che se anche beneficiamo dell’autonomia speciale il federalismo fiscale dovrà essere attuato ed applicato anche in Trentino con il venir meno della c.d. “finanza derivata” per i comuni e con l’avvento dell’autonomia impositiva con una diversa responsabilizzazione in termini di spesa per i comuni che dovranno farsi carico anche del momento dell’entrata di bilancio (ad oggi un numero cospicuo di Comuni sono in grado di svolgere le proprie funzioni solo a seguito dell’ingente trasferimento di risorse dalla provincia!).
E’ ben vero che supplirà la norma che introduce la perequazione in presenza di diversa capacità fiscale per abitante ma tutto ciò per garantire le prestazioni essenziali che dovranno, come è giusto che sia, essere uguali per tutti i cittadini italiani.
Un primo banco di prova lo avremmo in esito alla necessità di istituire anche in Provincia i Consigli Tributari ossia quegli organismi che dovranno compartecipare all’accertamento tributario e contributivo con lo Stato. La norma prevede che i Comuni con meno di 5000 abitanti si consorzino entro la fine di quest’anno affinché il prossimo anno possano trovare funzionamento i Consigli Tributari. Ci si chiede se potrebbero essere le Comunità di Valle a svolgere questo importante, anche se antipatico, servizio. Ciò potrà avvenire solo a condizioni che i Comuni deleghino alla Comunità riconoscendo l’ambito territoriale comunitario ottimale anche per il Consiglio Tributario.
La possibilità di sperimentare l’esercizio associato di funzioni non ha confini; bisogna crederci è munire le Comunità di quel personale politico capace ed esperto in tal senso cercando, come sempre, quel giusto mix tra innovazione ed esperienza soprattutto in presenza di enti da costruire ed il cui successo dipenderà in parte anche dalla capacità delle persone chiamate ad amministrarli dal voto popolare.
Luigi Olivieri