Questo novembre così anomalo impedisce alla comunità di Pinzolo di ripercorrere la strada dei nostri avi
Questo novembre così anomalo impedisce alla comunità di Pinzolo di ripercorrere la strada dei nostri avi, arrivare a Mantova e incontrare nella chiesa di via Pomponazzo i mantovani per celebrare assieme la festività di san Martino come avveniva da quando fu restaurato l’altare comunitatis Pinzolli.
Oltre 300 anni fa gli emigranti che scendevano a Mantova per lavorare come segantini, carpentieri, scaricatori a Porto Catena, salumai e arrotini, chiesero al vescovo Francesco Gonzaga un altare attorno cui riunirsi per sentirsi meno soli in terra straniera. Forti di una profonda fede, animati dalla speranza senza abbandonarsi allo sconforto e alla fatica fisica riuscirono a realizzare il loro desideri, a superare i tempi perigliosi lasciandoci una meravigliosa eredità fatta di esempio, fiducia nel domani e di bellezza artistica espressa nella mensa sacra.
Da quando oltre trent’anni fa su impulso di Marco Collini, Italo Maffei Lustro e Claudio Cominotti, prima una stretta rappresentanza poi con il passare degli anni 2 interi pullman, non era mai mancato l’incontro tra le due comunità che culminava nella messa nella chiesa di San Martino e nello scambio di saluti fra le autorità. Ora con la Lombardia in zona rossa è impossibile raggiungere la città di Virgilio e perpetuare la tradizione.
Vivere l’evento in un contesto completamente diverso, con modalità alternative fa tuttavia scoprire valori e significati nuovi riguardo l’omaggio che rendavamo ai nostri predecessori.
Il difficile momento che oggi viviamo fa sentire solidali verso coloro che attraversano la stessa sorte sia in termini di distanza geografica che storica, fa sentire maggiormente vicini e capire anche con il cuore l’importanza di avere un punto di ritrovo dove incontrarsi, parlare e sentirsi meno soli come avvenne per i rendenesi di 4 secoli fa.
Proprio perché privati della possibilità di incontrarsi fra le comunità di Pinzolo e Mantova in occasione della festa di San Martino, i legami si rafforzano e aggiungono intensità al momento in si potrà riprendere la tradizione.
Ora tocca a noi oggi come fecero i rendenesi di allora, mantenere salda la rotta e operare per alimentare la fiducia e speranza nel domani. Perché come affermò il poeta libanese Gibran “Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c’è un’alba che ci aspetta”.