“L’uomo del Cerro Torre. Pensieri nel vento”
“L’uomo del Cerro Torre. Pensieri nel vento” . Ermanno Salvaterra racconta la sua montagna, le sue emozioni, il suo rapporto con quella straordinaria palestra di imprese, ma soprattutto di vita, che l’ha affascinato ed impegnato in una serie di ascensioni ai limiti dell’impossibile, lungo un percorso alpinistico eccezionale, in un libro fresco fresco di stampa.
“Le prime copie mi sono state consegnate oggi, 26 aprile. Sarà presentato al Festival di Trento nei prossimi giorni e già Reinhold mi ha criticato di brutto” ha informato nella conferenza stampa organizzata per lui e Reinhold Messner dal comune di Pinzolo nella sala del municipio ieri sera alle 18. Anteprima al convegno delle 20 e al PalaDolomiti. Sottoposto con Messner ad un tiro incrociato di domande da parte degli inviati di testate prestigiose come la Gazzetta dello Sport e il Corriere e dai corrispondenti dei quotidiani locali ha detto che nel volume non parla della spedizione Maestri degli anni ’50, come gli era stato chiesto.
“Racconto me stesso, le mie ascensioni, i miei compagni di cordata. Non voglio entrare in polemiche che hanno fatto il loro tempo, anche se ero stato tentato di dedicare un capitolo a quell’argomento”.
“Avevi qui il Campanil basso e sei andato a diventare il maggior esperto del mondo del Cerro Torre? Come mai?” provoca Filippini.
“In Rendena abbiamo una grande tradizione alpinistica con le montagne della Patagonia, da Guerét a Detassis a Maestri.. A forza di sentirne parlare mi ci recai anch’io, ne rimasi ammaliato”.
Reinhold invece confessa di non aver mai scalato quella montagna, ma di avervi dedicato parecchio tempo quale “storico dell’alpinismo” . “Dopo le scalate di gioventù e fino ai 25 anni in cui privilegiavo l’arrampicata libera, mi dedicai alle alte quote, anche in seguito ad un congelamento alle dita dei piedi, e passai la maggior parte del mio tempo alle spedizioni in Himalaya. Ad una certa età non ci si può dedicare al Cerro Torre”.
Le risposte alle domande forniscono un quadro della storia dell’alpinismo a 360 gradi, con felici definizioni come “l’alpinismo estremo non è solo gioco, ma è l’arte di sopravvivere in situazioni difficili, anche se il gioco, inteso come felicità, piacere di misurarsi con se stessi – (lo aveva detto Salvaterra) – fa parte di questa disciplina, alla cui base sta sempre l’entusiasmo”. Si è parlato di corde e scarpette, di equipaggiamenti, di “sciocchezze di gioventù” , di guide e scalatori, con aneddoti ed episodi che hanno fornito un quadro a tutto tondo di due dei più grandi alpinisti di tutti i tempi. A fine incontro il sindaco William Bonomi, consegnato a Messner un’artistica capolavoro di Mastrosette e un bel volume su Madonna di Campiglio, ha voluto ringraziare Anita Binelli per aver organizzato la serata.