Pinzolo: A quarant’anni dal recupero dello Skoda
Si sono ritrovati per una cena insieme alla pizzeria “la Botte, a quarant’anni dal recupero del cannone Skoda da 100 mm che oggi fa bella mostra di sé a Sorano, accanto al monumento ai Caduti di Ettore Sottsass davanti alla chiesa di San Vigilio. Nel 1968, quando compirono l’ardua impresa, erano in 23 baldi giovanotti; l’altra sera ne mancavano ben 8: Ervino Amadei, Carlo Collini, Tito Maffei, Antonio Maffei, Guido Mittempergher, Paolo Povinelli, Battista e Pietro Turri. Tutti scomparsi prematuramente. Sei riposano nel cimitero, poco lontano dall’arma. I loro compagni d’avventura (Ivo Maria Bonapace, Renato Bonapace, Fiorenzo e Flavio Caola, Edoardo e Guido Cereghini, Arturo, Livio e Luciano Collini, Bruno Lorenzetti, Felice, Giulio e Ilario Maffei, Mario Martello e Renato Puddu) li hanno ricordati, dapprima con una messa celebrata da don Benito, poi durante il convivio, richiamandone atteggiamenti e modi di fare attraverso simpatici aneddoti e un conversare ricco di nostalgia. Avevano impiegato un’estate intera, sgobbando dalla primavera all’autunno, il sabato e la domenica, per portare a valle quella bocca da fuoco, collocata durante la prima guerra mondiale dall’esercito austro ungarico poco sotto l’Ago di Nardìs a quota 3.289 metri. Basti pensare che per raggiungere la postazione dovevano sobbarcarsi ben sei ore di cammino. E dall’arrivo sul posto cominciava il “lavoro” , di smontaggio e di trasporto, a spalle o al traino, fra mille difficoltà superate con stratagemmi di ogni tipo, pensati sul momento. La bocca da fuoco pesava ben 386 chili! Una volta a valle si procedette all’assemblaggio e alla sistemazione del “pezzo” davanti al Monumento ai Caduti , (dal quale è stato spostato recentemente per una sua migliore valorizzazione). Nel darne notizia l’Alto Adige scriveva: “Il 4 novembre il cannone, completamente composto, fu trainato con gran pompa attraverso le vie del paese e sulla strada principale fin davanti al Monumento ai Caduti; erano presenti autorità civili, militari e religiose, scolaresche, associazioni combattentistiche, scout, un picchetto di Alpini del Morbegno, un’autentica folla”. Potrebbe essere un’idea ricordare, nel 40° dell’impresa e nel 90° dalla fine della prima grande guerra, tutti i volontari che contribuirono al suo trasporto con una piccola targa ai piedi del cannone. Per non dimenticare. In fondo si tratta di un pezzo di storia di Pinzolo.