Brunetto Binelli, regista per passione
Una novità nel panorama teatrale trentino
PINZOLO – È l´11 luglio, siamo a Pinzolo, e sotto le stelle di un cielo limpido dopo una giornata di pioggia, va in scena «La hora è fenita», spettacolo teatrale dedicato alla «Danza macabra» affrescata sulla facciata della chiesa di San Vigilio che, a pochi passi dal palcoscenico, fa parte integrante della scenografia. Dopo diciotto giorni, questa volta a Giustino, nell´ambientazione del centro storico, si rappresenta «Iudicium dei» (evento promosso dalla Pro loco e dalla gente di Giustino), che prende spunto da un fatto storico – la contesa di Malga Movlina – per rappresentare un dramma universale – il dolore di una madre di fronte alla morte del figlio. Sulla scena decine di attori, quasi tutti della Val Rendena, principalmente commedianti per passione, si muovono sicuri, interpretando due testi intensi, profondi, e nello stesso tempo semplici, che traducono per il teatro la storia della Val Rendena, ma anche i sentimenti e gli interrogativi, i dubbi e le certezze dell´essere umano.
Dietro tutto questo, a muovere i fili della rappresentazione e a guidare quella che può essere considerata la «sua» compagnia, ovvero «Il filò da la Val Rendena», Brunetto Binelli, autore di testi e regista, in poche settimane capace di allestire due spettacoli che hanno rappresentato forse il meglio delle proposte culturali dell´estate rendenese.
Ereditata dal padre la passione per il teatro e la letteratura, in poco più di dieci anni vissuti tra Santo Domingo e Pinzolo, Binelli ha scritto e portato in scena parecchi lavori sia in dialetto che in lingua. Il primo è stato «Poru Diaul» all´inizio degli anni Novanta, poi sono seguiti «Lagàr èssar» e, ancora, «Pu da là chi da qua», «Il canederlo» e la farsa della «Contesa di Malga Movlina«, prima di arrivare alle ultime produzioni di «La hora è fenita» e «Iudicium dei».
«Lagàr èssar» è il testo forse più importante, sicuramente quello che ha affermato l´autore e regista di Pinzolo nel vivace panorama del teatro trentino, ricevendo il primo premio al 6° concorso per autori «Premio teatrale provincia di Trento». In quell´occasione Antonia Dalpiaz, riferendosi all´opera di Binelli, parlò di «teatro alternativo», affermando che in «"Lagàr èssar" risalta all´occhio la freschezza del dialogo, immediato, quasi un gioco veloce di parole per dipingere scene e situazioni nuove nel panorama teatrale trentino… La strada è lunga ma ci sono tutte le premesse per parlare di teatro alternativo. Brunetto Binelli ha fatto sua questa voglia di spaziare in campi ancora inesplorati adottando una splendida filosofia di vita che dovrebbe appunto liberare i pensieri, le intenzioni e rafforzare il coraggio di esistere semplicemente per quello che si è. Ed allora niente è più bello e più significativo che "Lagàr èssar"».
«Sfugge all´apparire Brunetto Binelli – dice chi lo conosce bene – e riesce con semplicità a trasmettere il senso e il significato delle nostre radici, a far conoscere la nostra storia. E poi è carismatico, sa coinvolgere la gente», come si è potuto constatare in entrambi gli spettacoli di quest´estate. Insomma ha la stoffa del leader.
Alla fine dello spettacolo, quando un lungo battimani conferma che la rappresentazione è andata bene, molto bene, sui volti dei protagonisti si scioglie la tensione e gli attori invocano a gran voce il loro regista, che indugia a salire sul palco, ma poi si unisce alla «sua» compagnia per rispondere, con la sua presenza, all´ultimo caloroso e meritato applauso del pubblico.
Al. V. (L’Adige)