Biodigestore, mancano informazioni
Difformità tra i dati del progetto per la deroga urbanistica e quelli del verbale provinciale che avalla l’iniziativa; carenza di informazioni su materiali e cubature; incertezza sull’esclusività d’uso dell’impianto da parte della ditta Elio Valentini. Queste le principali perplessità che la giunta comunale di Porte di Rendena ha manifestato alla serata informativa – molto partecipata – sull’ipotesi di realizzazione di un biodigestore a Javrè.
«Servono informazioni certe. Solo allora il Comune valuterà il progetto, verso il quale non ha preconcetti. Sono informazioni fondamentali e non può essere il proponente Valentini o l’investitore Future Power a fornircele: devono essere gli enti preposti ai quali già ci siamo rivolti. Noi dobbiamo esprimerci su una deroga urbanistica che impegna la popolazione e il territorio: non possiamo farlo senza avere tutti gli elementi». A parlare sono stati, per l’amministrazione, il sindaco Enrico Pellegrini e il vicesindaco Federico Dallavalle.
In apertura di serata – condotta dalla giornalista Jessica Pellegrino – il sindaco ha spiegato che il piano regolatore non prevede aree per la costruzione di un biodigestore. Serve una deroga urbanistica e un progetto è stato depositato in Comune: dal 26 aprile al 16 maggio, sarà visibile al pubblico e chiunque potrà presentare osservazioni.
È stato proiettato un video con un’intervista, realizzata dagli investitori, all’imprenditore e agricoltore Elio Valentini, titolare dell’allevamento di Javrè all’interno del quale si vuole costruire il biodigestore, per trattare il letame prodotto dallo stesso. È dunque seguito l’intervento dell’ingegner Marco Baudino, di Future Power, che ha illustrato il processo che produce digestato, energia elettrica e termica. Ha spiegato che questi impianti sono una realtà consolidata in Svizzera mentre, in Italia, sarebbe il primo. L’impianto dovrebbe gestire 4.000 tonnellate l’anno: 2.900 di letame e il resto da residui di mangiatoia, stocchi, fieno ammalorato, sfalci e potature verdi tutto prodotto dalla stessa azienda. Per la Future Power è intervenuto anche Matteo Bianco che ha spiegato dei riscontri ottenuti dall’Università di Torino sul digestato svizzero: un prodotto migliore di quello in ingresso e che può essere venduto insacchettato.
Il vicesindaco Federico Dallavalle ha espresso le perplessità dell’amministrazione comunale e del territorio: «Non abbiamo avuto mai un vero coinvolgimento sul progetto. Stasera, e da qualche articolo di stampa degli scorsi giorni, scopriamo che parte dell’acqua calda prodotta sarà ceduta agli edifici pubblici: dunque si tratterebbe di una collaborazione, ma finora il tutto si era presentato come iniziativa privata, col Comune quale solo referente per approvare la deroga».
Dallavalle ripercorre poi tutte le interlocuzioni avute, sottolineando le carenze informative. «Non abbiamo ancora certezza sul dimensionamento definitivo e su dove finirà il digestato. Se tutto il suo letame entra nel digestore e il prodotto finale del processo si vende, poi come concimerà i suoi campi Valentini? Sorprende che, per un progetto di questo tipo, non sia stato prodotto il PUA (piano di utilizzazione agronomica) prima dell’approvazione da parte della sottocommissione della CUP, in quanto questo documento è la carta di identità dell’azienda ed è stato fatto solo successivamente».
Dallavalle sottolinea anche: «Ci è stato scritto sui documenti ufficiali che questo è un progetto pilota. Porte di Rendena non è mai stato interpellato per essere un avamposto e non è disponibile a fare da pilota senza un coinvolgimento, e l’incertezza sui tonnellaggi giustifica il timore che ci sia la tentazione di “importare” letame. Uno dei documenti ufficiali prodotti in risposta a parte dei nostri quesiti, cita del resto la possibilità di conferimento di altri allevatori, mentre il progetto no, in quanto pure vietato dalla norma di settore. Ci viene detto che è ancora allo studio la fine che farà il digestato in uscita. Ma noi non possiamo decidere la deroga su informazioni in divenire».
Le risposte, chiarisce poi il sindaco, devono venire dagli uffici provinciali: il servizio agricoltura e il servizio urbanistica. Secondo le norme, il Comune non può nemmeno dare un incarico a un professionista per un approfondimento. Nemmeno può chiedere tali risposte alla parte imprenditoriale, i cui fini – legittimi – sono ovviamente di interesse esclusivamente privatistico.
Future Power ha replicato citando l’esperienza accumulata all’estero: questo sarà il primo impianto in Italia ma non è un esperimento. La platea ha manifestato molti dubbi e l’amministrazione si è resa disponibile, per parte propria, a rendersi parte attiva per spiegare ulteriormente le proprie perplessità, una volta acquisite altre informazioni. Alle 22.50 Elio Valentini, rivolto ai referenti Future Power, ha abbandonato la sala affermando «Basta, sèra su tut» invitando a chiudere la serata.