Nambrone, una vicenda con aspetti incredibili e preoccupanti
La vicenda relativa all’acquisto e rimessa in funzione della centralina elettrica denominata Nambrone, sita in località Cinglo del Comune di Carisolo, presenta aspetti tanto incredibili quanto preoccupanti.
Chi conosce soltanto approssimativamente il susseguirsi degli eventi intervenuti dall’anno 1985 ad oggi, forse non riesce a comprendere nella sua completezza la gravità di quanto accaduto a scapito dell’interesse pubblico ed a favore dell’iniziativa privata.
E’ doveroso innanzitutto premettere che quando il privato attua iniziative di questo tipo debbono essere viste e valutate assolutamente positive in quanto incentivano l’attuazione dello sfruttamento delle energie rinnovabili, che sempre più risultano utili alla salvaguardia dell’ambiente.
Tuttavia, quando tale intraprendenza va a scontrarsi con prevalenti interessi pubblici, sarebbe logico, opportuno e doveroso che questi ultimi debbano prevalere su quelli singoli in nome, appunto, di un interesse generale di tutti rispetto ad uno privato ben specifico.
Quanto accaduto per la centralina Nambrone è il classico esempio di un interesse collettivo, della popolazione evidentemente, sacrificato in nome di un mero affare privatistico.
Compito di ogni amministratore pubblico dovrebbe essere quello di tutelare la collettività, in modo tanto legittimo quanto risoluto, dall’infiltrazione e dallo sconfinamento del privato a danno dell’ente pubblico.
Nella vicenda che si narra in questi giorni tali iniziative non sono per nulla state poste in essere dal Comune di Pinzolo, vuoi perché il Sindaco dichiara di non aver adempiuto a pratiche obbligatorie per legge perché non conosceva la legge, vuoi perché funzionari pubblici non sono venuti a conoscenza della pratica in corso come dagli stessi dichiarato, vuoi per atti adottati in modo non conforme che hanno consentito il rilascio della concessione per lo sfruttamento dell’acqua a scopo idroelettrico da parte di privati.
Pensare che un primo cittadino non ottemperi a quanto previsto dalla legge a causa del fatto che lo stesso non la conosce, già questo sarebbe motivo più che valido per sostenere l’incompetenza di costui, che evidentemente farebbe bene a dimettersi prima di causare altri danni per la sua incompetenza.
Se poi però si analizzano meglio le cose e si legge la lettera della Provincia del giugno 2009, l’atto appunto che funzionari del Comune dichiarano di non aver visto, dove esplicitamente si dice al Comune di Pinzolo che il consiglio comunale si deve esprimere in merito alla vicenda, e proprio questo è il passaggio che il Sindaco dichiara che non sapeva perché ignaro della legge, beh allora anche la buona fede deve per forza di cose essere messa in discussione.
Infatti se da una parte poteva essere presa come una mera mancanza culturale l’ignorare quanto normato per legge, mancanza questa comunque gravissima per un amministratore, dall’altra sarebbe utile sapere perché il Sindaco dopo aver visionato la missiva della PAT dove gli si diceva specificatamente di adempiere a quanto dovuto, egli non si sia attivato per portare la pratica alla visione del consiglio comunale, lettera che sicuramente lui ha letto dato che poi sulla base della stessa ha rilasciato una specifica delega al Sindaco di Carisolo.
E venendo alla delega appunto, atto con il quale in Sindaco Bonomi ha dato mandato al Sindaco di Carisolo Diego Tisi di rappresentare il Comune di Pinzolo in sede di conferenza dei servizi per il rilascio della concessione, viene spontaneo chiedersi il perché di tale delega.
Lo statuto comunale infatti prevede che in caso di impedimento del Sindaco, come quello in questione, le sue veci siano attuate dal vicesindaco, e se anche quest’ultimo risulti impossibilitato, allora l’onere/onore tocchi all’assessore più anziano.
Ha dunque il Sindaco di Pinzolo verificato se costoro potessero rappresentarci a Trento in sua sostituzione prima di delegare il Sindaco di Carisolo? Io penso di no ma, se la risposta fosse affermativa, vorrebbe dire che su tre amministratori di Pinzolo tutti e tre erano impegnati in altre faccende tanto da non poter rappresentare il Comune in una questione così importante e delicata.
Ma che tipo di amministratori sarebbero dunque costoro?
Fatto sta che il Sindaco di Pinzolo delega quello di Carisolo a rappresentare i pinzoleri a Trento, proprio quel Sindaco di Carisolo che nel gennaio 2008 presenta domanda di concessione per l’uso dell’acqua per poi ritirarla nel mese di aprile 2008, lasciando campo libero al privato che una settimana dopo chiede di poter sfruttare l’acqua del fiume Sarca.
Dando nuovamente per scontata la buona fede, anche se qualche dubbio comincia a nascere, la domanda sorge spontanea: ma proprio a quel Sindaco che ha dato campo libero ai privati doveva consegnare la propria delega Bonomi a farsi rappresentare in conferenza dei servizi?
Ricapitolando i fatti: mancato coinvolgimento del consiglio, lettera non vista dai funzionari, delega al Sindaco di Carisolo…. La puzza direi che comincia a farsi sentire!!
Se aggiungiamo poi che in precedenza, nel lontano 1986 il Comune di Pinzolo inoltrò istanza di utilizzo dell’acqua e che nel 2005 i Sindaci dei Comuni di Pinzolo, Carisolo, Giustino e Massimeno chiedono chiarimenti alla PAT in merito ad iniziative private in tal senso, risulta evidentissimo l’interesse pubblico delle suddette amministrazioni per portar a casa la concessione dell’acqua.
Mi si deve altrimenti spiegare quale possa definirsi “prevalente interesse pubblico” se non quello di cui stiamo parlando.
Così come mi si deve altrettanto spiegare, a fronte del ritiro dell’istanza del 2008 del Comune di Carisolo con motivazioni alquanto pittoresche, come mai sia stata fatta prevalere un’istanza privata rispetto all’istanza pubblica del 1986 del Comune di Pinzolo, dato che questa non è mai stata ritirata ufficialmente.
Ah, ora mi vien in mente il motivo….. forse perché nessuno ha rilevato un prevalente interesse pubblico nell’utilizzo dell’acqua così come nessuno ha ricordato tale istanza alla PAT in conferenza dei servizi….. oh porco mondo, ma vuoi vedere che il parere del consiglio comunale di Pinzolo sarebbe forse servito proprio per questo?
Ma allora il cerchio si sta piano piano chiudendo….
Un ulteriore tassello della storia è rappresentato dall’acquisto dell’immobile da parte di una certa Nambrone srl, la quale ha sede a Preore presso l’abitazione di un collaboratore dello studio del Sindaco Bonomi, le cui quote sono detenute da due società private per il 25% ciascuna e per il restante 50% da una società fiduciaria con sede a Milano.
Chi sono o erano i proprietari della suddetta società fiduciaria che tanto hanno da nascondere per celarsi dietro l’anonimato garantito da queste società fantasma, dove anche le procure fanno fatica ad approfondirne la titolarità?
Infine, l’ultimo anello mancante nella vicenda non sarà per caso il fatto che il Sindaco Bonomi nell’ultimo consiglio comunale si è dichiarato incompatibile in tale vicenda, assentandosi dall’aula, tuttavia non specificando quale sia il motivo della sua incompatibilità?
A noi amministratori comunali che siamo stati chiamati a gestire la “cosa pubblica” nell’interesse dei cittadini, obbligo vuole che in una vicenda tanto intricata quanto paradossale, non ci si possa esimere dal dover approfondire il più possibile la questione.
Ed è quanto abbiamo fatto; purtroppo però oltre tale limite le nostre possibilità non ci consentono di andare se non attuando un ragionamento logico che ogni cittadino che legge starà facendo, ma che per ovvi motivi non possiamo esternare.
Tuttavia un altro obbligo che ci è stato posto in capo dal mandato elettorale conferitoci è quello di differire la questione alle autorità competenti, uniche a poter ora proseguire nell’approfondimento della problematica, al solo fine di determinare la verità.
Questo compito così come l’abbiamo noi consiglieri di minoranza altrettanto lo hanno tutti quegli amministratori che oggi sono a conoscenza dei fatti, responsabilità di ciascuno sarà quella di adempiere o non agli obblighi cui siamo stati delegati dal popolo.
Se tutte le procedure sono state rispettate e nessuno ha nulla da nascondere ritengo che quanto chiediamo non farà temere ad alcuno l’emersione della verità, viceversa ognuno sarà chiamato a rispondere dei propri atteggiamenti, attuati o non attuati.
Una cosa è però certa: in questa vicenda la politica locale ha perso una grande occasione per perseguire un interesse pubblico riportando ai cittadini quanto gli stessi più di mezzo secolo fa avevano costruito, peccato veramente; quantomeno la speranza è che qualche fetta di salame sugli occhi cominci a vacillare!