Pinzolo: la Cesarina Maffei
Veniva su tutti i giorni a san Vigilio, un po’ affaticata ad autunno inoltrato, con qualche sosta sulle panchine accanto alle stazioni della Via Crucis: per una visita alla chiesa, una preghiera e un saluto ai suoi cari, un segno di croce sulle tombe, a benedirle. Appena entrati nel cimitero oggi ci accoglie col suo solito sorriso dalla croce di legno lì nell’angolo del camposanto, sulla sinistra, a ridosso del muro; quel suo sorriso buono, disarmante, che l’ha accompagnata per tutta la vita, fatto di premura, di disponibilità e di rassegnazione fiduciosa, di accettazione del suo stato, convinta che nell’aldilà avrebbe trovato il premio promesso ai giusti, sicuramente un momento di riposo. Una persona la Cesarina segnata da un destino di sofferenze, come tante donne di Rendena, di cui poteva essere presa a simbolo. Rimase vedova a 52 anni con due ragazzi da crescere in un ambiente difficile, avaro di risorse, fatto di miseria e di fatiche. Che affronto’ con grande tenacia, senza perdersi mai d’animo, sempre in movimento ad accudire ai figli, alle faccende di casa, al bestiame, a due fazzoletti di prato su a Pimónt, all’orto…D’estate riusciva anche a dare una mano nel rifugio di Nambrone. Era nata nel 1912 e si è mantenuta lucida fino agli ultimi giorni. Ci ha lasciato poco prima di Natale. La sua esistenza e la sua figura ci richiamano alla memoria i toccanti versi in vernacolo di Carmelo Binelli, dedicati ad una vedova: “…dieci galline sul trespolo, quattro capre e un montone, otto conigli sul solaio, un orto, due campi, due fratte e un prato, due ragazzi da tirar su, quattro vacche da governare, tre vitelli e una manza, tutti che mangiano…appena è pronto; un maiale, un cane e due gatti, e io sola con due braccia… Quando a volte vien notte, e tutti sono a letto, penso: “Ma tutto questo tribolare, queste fatiche, questo dannarsi lo faro’ per qualcosa? Avranno un costrutto?” E l’interrogativo finale, che lasciamo in dialetto:”Ghi sarà vargùt de mei suta ‘l doss lì dal Marei, sarà vera chi da là gàtu cul ca o’ somenà?” (Ci sarà qualcosa di meglio lì sotto il Dosso del Màrei (ai cui piedi sta il camposanto), sarà vero che di là trovo quello che ho seminato?). Con la sua scomparsa se ne andato un pezzo significativo della Pinzolo d’ un tempo, coi suoi valori, quelli di un mondo che non c’è più, una persona semplice, pulita, che si è fatta voler bene da tutti.