La piscicoltura nella Judicaria dalle origini alla metà del ’900
A volte una notizia incontrata in un testo e riportata con rigore scientifico riesce, se non proprio a stravolgere l’opinione che ci eravamo fatti su di una determinata questione o su talune persone partendo da certe fonti e fidandoci di esse, quantomeno a inquadrarci i fatti in un contesto piu’ aderente alla realtà storica e al clima socio-economico dell’ambiente in cui si sono sviluppati. Una cosa simile ci è capitata leggendo l’interessante saggio di Ennio Lappi su “La piscicoltura nella Judicaria dalle origini alla metà del ’900” , volumetto distribuito dal Centro Studi Judicaria insieme all’ultimo numero (il 69) della rivista diretta da Graziano Riccadonna.
Cinque pagine di quella ricerca si soffermano a parlare della troticoltura Cozzini di Giustino, ne documentano la nascita, la crescita, l’abilità gestionale, il mercato, la fortuna e le vicende, con riferimenti, precisi e significativi, ai rapporti con le istituzioni, con cartine e foto a corredo, veramente pregevoli, e con richiami ai collegamenti con le altre realtà similari sorte sul finire dell’Ottocento nel Tirolo di lingua italiana. Per noi sono state preziose; ci hanno aiutato a mettere insieme alcune tessere mancanti nel racconto “Origini e sviluppo della <
Secondo Lappi fu invece il Viviani a creare la piscicoltura, che poi condivise col genero, appunto il Cozzini, a cui aveva venduto le terre del comune. Illuminanti le parole di Lappi su questo personaggio: “Giovanni Viviani detto Monech, originario di Verdesina, svolse per molti anni le funzioni di maestro elementare e dirigente scolastico a Giustino. Per oltre un trentennio fu autorevole e, per molti censiti, dispotico capocomune circondandosi di una rappresentanza comunale formata da parenti stretti e amici fidati, tra i quali il fratello Massimiliano, i figli Rosario e Pio ed il genero Antonio Cozzini dei Tonella. Quest’ ultimo che aveva sposato Ester Viviani, alla morte del suocero avvenuta il 10 aprile 1908 diverrà unico proprietario della piscicoltura; Rosario Viviani invece, sostituirà il padre alla guida del comune e questo susciterà forti malumori e non poche proteste”. Leggere la narrazione della vicenda fatta da don Girolamo Viviani, che si risolve in un elogio a Giovanni e Antonio, e confrontarla con quella di Ennio Lappi ci aiuta a capire quanto sia difficile venir a capo della verità storica, come il tacere un’informazione possa a volte portare a intendere gli accadimenti in maniera difforme dalla realtà, e come i problemi di oggi, specie legati al nepotismo, siano del tutto identici a quelli di ieri, del così detto “buon tempo andato”. Un grazie al Centro Studi Judicaria per i contributi di conoscenza che riesce a fornirci con le sue periodiche pubblicazioni.