La ‘Guerra Bianca in Adamello’
Di questi ultimi tempi Provincia, Comunità di valle, Centri studi, Sezioni S.A.T. e
Associazioni culturali varie si sono impegnate sul progetto che ricorda il centenario
della prima grande guerra. Ciascuno ha dato lustro ed enfatizzato le proprie
iniziative……come testimoniano articoli e interventi apparsi su quotidiani e riviste.
E ci si trova davanti a personaggi di primo pelo,che di colpo si sono inventati la
storia. Per questo fa male vedere persone che, al di là delle celebrazioni dei centenari e
di altri episodi fondati su remunerazioni e quant’altro come ci capita di constatare, si
erano dedicate per passione, al recupero di quelle vicende, pubblicandole in proprio con
rischi e sacrifici anche economici. Il riferimento è a Viazzi, a Dante Ongari – forse la
persona più illuminata dell’intera Val Rendena – a Vittorio Martinelli, a Danilo
Povinelli……. Dopo le prime guide, dei tedeschi e del Battisti, furono loro a far
conoscere la Val Genova, l’ Adamello, la ” GUERRA BIANCA”. Di loro non si parla mai. Sono
emblematiche le pagine 10 e 11 apparse sul Giornale delle Giudicarie. Dire che Danilo
Povinelli è rimasto amareggiato è dire poco. Nemmeno un accenno al suo lavoro. Era
avvilito. Ha trascorso una vita, fin da bambino, sui ghiacciai dell’ Adamello e della
Presanella insieme al padre Onorio e al fratello Paolo, come recuperante. Di
quell’ambiente conosce ogni anfratto, che più tardi raccontò e documentò in fotografie
straordinarie. Insieme a Martinelli scrisse i primi libri su quella zona, i quattro
volumi ” ADAMELLO, IERI E OGGI ” ormai introvabili. Ha conosciuto vari combattenti sia
italiani che austriaci che gli hanno fatto dono di migliaia di immagini scattate da loro
durante il conflitto. Ha ancara in mano il diario del tenente medico dott. Carcano;
possiede una collezione di cartoline originali dell’epoca, sia della Croce Rossa Italiana
che di quella Austriaca, e una biblioteca di volumi del tempo, con riviste Italiane e
Austriache, che aiuterebbero molto a capire quei timpi. Si spera che non averlo
interpellato sia dovuto a una dimenticanza, o a una mancata conoscenza che ai giovani si
può perdonare.