Dal 4 agosto al primo settembre torna l’«Estate d’Arte in Capanna Hofer»

di Apt Madonna di Campiglio

Dal 4 agosto al primo settembre torna l’«Estate d’Arte in Capanna Hofer»

Dal 4 agosto al primo settembre torna l’«Estate d’Arte in Capanna Hofer»

Dopo la felice esperienza dello scorso anno, torna anche nel 2024 l’«Estate d’Arte in Capanna Hofer». Dal 4 agosto al primo settembre, l’atelier in vetta al Monte Spinale – fatto costruire a fine Ottocento dal pittore Gottfried Hofer sul sedime di una torre geografica di osservazione – ospiterà le opere di tre artisti trentini. L’edificio attuale, ristrutturato agli inizi degli anni Duemila rispettando la costruzione originaria, ospita una mostra permanente sulla storia delle Regole di Spinale e Manez. Quest’ultima ha fortemente voluto proporre un uso appropriato della storica struttura, che per un mese aprirà le porte alle opere di Vigilio Bonenti, Amina Pedrinolla e Jarka Prasek.

Appassionati e curiosi, i numerosi turisti presenti in valle e ancor più i residenti, potranno cogliere l’occasione per conoscere l’anima artistica dei pittori e concedersi al tempo stesso una gita in quota ai 2100 metri del Monte Spinale, raggiungibile con la cabinovia Spinale o, a piedi, seguendo la via dei Fevri, antico passaggio della transumanza, piuttosto che salendo da Vallesinella o più comodamente dal Rifugio Montagnoli.

La mostra sarà aperta tutti i giorni dalle 13.30 alle 17, con inaugurazione il 4 agosto alle ore 14, alla presenza degli artisti e del critico d’arte Alessandro Togni. Il primo a esporre le proprie opere, dal 4 al 13 agosto, sarà Vigilio Bonenti, maestro elementare di Sella Giudicarie ora in pensione. Da sempre intento a perseguire le strade del disegno, negli ultimi anni Bonenti si è affermato con numerose mostre personali e collaborazioni artistiche.

«Mentre si avvale delle intenzioni segnate dalle invenzioni del “Pittoresco Illuminista”, dispone per una Natura percepita in maniera sinestetica, interpretandola con l’intelletto, analogo alle formule per la realizzazione di un giardino all’inglese – commenta l’appassionato e critico d’arte Alessandro Togni -. Ed infine, nell’organizzazione del suo lavoro di trascrizione e variazione delle immagini, amplia le conoscenze del visibile con macchie e volute saettanti, attrezzando la scena con le concezioni dell’astrazione novecentesca… Nessun luogo è lontano e tutto nell’opera di Viglio Bonenti pare vivere di una identica vita, sembra coesistere armonicamente, come invariabilmente avviene anche nella realtà delle cose».

Dal 13 al 23 agosto, invece, sarà la volta dell’artista alense Amina Pedrinolla, laureata in Architettura a Venezia, con una successiva e lunga esperienza lavorativa presso alcuni musei trentini, veneti e lombardi.

«Muove nell’opera di Amina Pedrinolla il desiderio della sincerità espressiva, una volontà a lasciare vivere l’arte nella sua stessa natura, e, attraverso parabole di intuizione in mescolanza alla ragione, si esplicano dentro una trasposizione materica le istanze di un pensiero che, apparentemente semplice, modella soluzioni di eccezionalità effettiva ed affettiva – precisa Alessandro Togni -. La casa nella sua principale e basica rappresentazione diviene brivido “outlines” determinato in trasparenza dove nella verifica del dato di comprensione si addensano e rafforzano tutte le sequenze di emozioni recondite, pervase di singolarità stilistica e di sostanza etica».

A chiudere l’edizione 2024 di «Estate d’Arte in Capanna Hofer» sarà Jarka Prasek, che esporrà dal 23 agosto al primo settembre. Nata a Znojmo in Cecoslovacchia, ora residente a Porte di Rendena, Prasek si diploma all’Istituto Artistico di Brno, la sua attività espositiva inizia (ed è continuativa) dal 1983 con una “personale” a Strembo.

«Conosciuta ed apprezzata artista giudicariese, vincitrice dell’edizione 2006 del concorso “Montagne dipinge Montagne dipinte”, ha sempre manifestato attenzione per una figurazione “narrativa” in cui emergano visibilità fantastiche attraverso elaborazioni e tecniche spesso molto diverse fra loro, ma sempre contraddistinte da grande qualità compositiva e indiscussa sensibilità – spiega Alessandro Togni -. Le opere intese come ricostruzione dei mondi della fantasia sono innanzitutto tavole di grande garbo compositivo, in cui emergono le inclinazioni di innocenza ed incanto di una artista lodevole nella sua evoluzione e nella sua ricerca spesso affine proprio all’universo dell’infanzia. Forse, proprio la sua tendenza a raccontare per immagini della memoria, riconduce la nostra osservazione in un ambiente prossimo all’emozione del ricordo e spesso questo nostro processo di acquisizione produce non solamente sorpresa e rivelazione, ma anche vera e propria commozione».