ISPRA: nella gestione di Daniza seguito il protocollo PACOBACE
Lo afferma un documento dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale
ISPRA: LA GESTIONE DELL’ORSO DANIZA DA PARTE DELLA PROVINCIA DI TRENTO HA SEGUITO IL PROTOCOLLO PACOBACE
Per chi volesse ulteriori approfondimenti sulla gestione dell’orsa Daniza da parte della Provincia autonoma di Trento e dei Servizi provinciali coinvolti, ecco alcune informazioni di carattere tecnico e metodologico diffuse dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, l’ente scientifico ufficialmente preposto alla materia e del quale lo stesso Ministero dell’Ambiente si avvale per la gestione del progetto “Orso”) sul suo sito il 12 settembre 2014 (http://www.isprambiente.gov.it/NOTADANIZAISPRA.pdf).
NOTA SINTETICA SULL’ORSO DANIZA
L’ISPRA segue con estrema attenzione gli sviluppi seguiti all’incidente dello scorso 15 agosto, quando l’Orsa Daniza ha attaccato un cercatore di funghi in Trentino, fino al decesso dell’animale avvenuto la sera del 10 settembre, e in queste settimane l’Istituto ha mantenuto un costante contatto sia con il Ministero dell’Ambiente, sia con la Provincia Autonoma di Trento.
L’Istituto ha espresso le proprie preliminari valutazioni già nella giornata in cui si è registrato l’attacco, ancora prima che la Provincia di Trento adottasse la propria ordinanza, ed ha successivamente prodotto, su richiesta del Ministero dell’Ambiente, due approfondimenti tecnico-scientifici, basati sulle più aggiornate informazioni scientifiche disponibili (inviati in data 19 e 28 agosto).
Per le proprie valutazioni tecniche, l’ISPRA ha analizzato la letteratura scientifica disponibile, ed ha consultato i massimi esperti internazionali, in particolare facendo riferimento ai co-chair dell’European Brown Bear Expert Team dell’IUCN, oltre che a Stephen Herrero, Professore Emerito presso l’University of Calgary e massimo esperto mondiale di attacchi di orso all’uomo.
L’impegno dell’Istituto in queste settimane è stato finalizzato ad assicurare supporto tecnico-scientifico agli enti responsabili dell’attivazione degli interventi di tutela e gestione degli individui di Orso, in accordo con le prescrizioni del Piano d’Azione per la Conservazione dell’Orso Bruno sulle Alpi Centro Orientali (PACOBACE).
I dati ad oggi disponibili confermano che il comportamento dell’orsa non può essere considerato come anomalo, ma evidenziano che l’episodio segnalava un fattore di rischio non insignificante per l’incolumità dell’uomo. A conferma di queste conclusioni, si evidenzia che le analisi condotte sui 32 incidenti causati dagli orsi in Scandinavia nel periodo 1977-2012 – che hanno comportato 31 ferimenti e 2 decessi – hanno evidenziato come la presenza di cuccioli fosse il parametro più frequentemente associato a questi episodi (67% dei casi, escludendo gli incidenti avvenuti durante l’attività venatoria) (Sahlén 2013, Swenson et al., 1996, Swenson et al., 1999).
Il Piano d’Azione interregionale per la Conservazione dell’Orso bruno nelle Alpi centro-orientali (PACOBACE; Quad. Cons. Natura, 33, Min. Ambiente – ISPRA) – formalmente adottato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, ISPRA e da tutte le Regioni e Province Autonome dell’arco alpino centro orientale – assegna all’attacco di una femmina con piccoli un grado di pericolosità abbastanza elevato (ponendosi al livello 16 su 20 comportamenti considerati), e quando si registri tale comportamento prevede la possibilità di attivare un intensificazione del monitoraggio o la cattura per captivazione permanente. Il PACOBACE prevede inoltre che, nei casi di attacchi condotti per difendere i piccoli che determinino ferite anche leggere a persone, possano essere adottate misure più energiche di intervento. A tale riguardo si evidenzia che Daniza aveva mostrato in passato comportamenti che hanno portato le competenti autorità provinciali ad attivare interventi di dissuasione, secondo le modalità previste dal PACOBACE.
I dati raccolti da ISPRA sulla morte dell’esemplare sembrano indicare che le operazioni di cattura, condotte in teleanestesia da una squadra di operatori esperti afferenti al Servizio Foreste della Provincia di Trento, e in presenza di un veterinario con specifica professionalitàdi cattura di orsi e afferente all’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, abbiano seguito i protocolli del PACOBACE.
Si evidenzia che la cattura in telenarcosi è comunemente praticata sull’Orso bruno in diversi paesi; in Scandinavia questa tecnica è stata applicata in oltre 1800 casi tra il 1984 e il 2013, con ridottissimi tassi di mortalità (<1%; 16 casi di mortalità su 1824 catture totali) (Arnemo 2013).
Una valutazione più approfondita delle cause della morte dell’orsa sarà però possibile solo quando verranno forniti i verbali della squadra di cattura e – soprattutto – i risultati delle analisi autoptiche condotte l’11 settembre. La Provincia di Trento ci ha comunicato che potranno occorrere alcuni giorni o anche più di una settimana per completare tutte le analisi autoptiche e tossicologiche.
In attesa di poter svolgere più approfondite valutazioni sull’episodio, l’ISPRA ribadisce la prioritaria importanza che si assicuri un attento monitoraggio dei due cuccioli, uno dei quali è stato dotato di trasmittenti auricolari, per seguirne i movimenti ed i comportamenti, attivando tempestivamente gli eventuali interventi si dovessero rivelare necessari per garantirne la sopravvivenza. A questo proposito si evidenzia che i dati disponibili indicano che a questa età i cuccioli hanno buone probabilità di sopravvivere, sono svezzati ed hanno già acquisito i comportamenti necessari alla sopravvivenza (Huber 2005, Palermo et al. 1997, Pazhetnov 2005, Swenson et al. 1998; Huber com. pers., Swenson com pers.).