La poesia “A Cabeleira” di Claudio Rodríguez Fer verrà letta anche in dialetto pinzulèr

di Maria Maffei

La poesia “A Cabeleira” di Claudio Rodríguez Fer verrà letta anche in dialetto pinzulèr
Il 28 ottobre 2024, a Pontevedra (Galizia, Spagna), si terrà un incontro poetico dedicato al componimento “A Cabeleira” di Claudio Rodríguez Fer (qui i dettagli della poesia e del progetto che ne è scaturito), dove ogni ospite internazionale leggerà la propria traduzione della poesia nella lingua indicata: protagonista, vicino a spagnolo, francese, tedesco, russo e italiano, ci sarà anche il pinzulèr, in traduzione di Maria Maffei.
“A Cabeleira” è una poesia di Claudio Rodríguez Fer (poeta, scrittore e professore dell’Università di Santiago de Compostela, direttore della Cátedra José Ángel Valente de Poesía y Estética, dove mi trovo in questo momento e per i prossimi due mesi a fare attività di ricerca): l’originale è in galiziano, pubblicato per la prima volta nel 1985 (rivista Grial, num. 89, Vigo, luglio, agosto, settembre, 1985), ma col passare del tempo è stata tradotta in moltissime lingue, dalle più comuni alle più remote, come il Rapanui (lingua dell’Isola di Pasqua), il Barallete, o lingue africane come Swahili, Ioruba, Wolof, Lingala, Bubi, Tamazight. E tra poco, anche in Pinzulèr. L’universo traduttivo in cui si proietta non si limita al mondo linguistico: infatti, Carmen Blanco la illustra graficamente e ne crea un calligramma (qui). Ogni traduzione scandisce un momento, un incontro, un luogo fisico o spirituale, da cui è transitato il poeta: l’insieme delle versioni di “A Cabeleira” restituisce così non solo un disegno biografico dell’esperienza di Claudio Rodríguez Fer, ma anche un peculiare reticolo di relazioni intertestuali e, soprattutto, transmediali, in cui la parola poetica si rienuncia di continuo sfidando ogni volta limiti espressivi, temporali e spaziali.
Il fatto che il nostro amato dialetto pinzulèr venga accolto con grande entusiasmo in un contesto non solo poetico ma anche internazionale e di matrice accademica è per me ma, credo, per tutti noi, motivo di grande orgoglio. Weinreich diceva che “una lingua è un dialetto con un esercito, una marina e una bandiera”, ma non bisogna mai dimenticare che il dialetto, più di ogni altra cosa, è identità, appartenenza, comunità, tradizione, casa: non c’è gioia più grande nel 2024 che vedergli restituita, sempre più, la dignità che gli appartiene. Non c’è Pinzolo senza Pinzulèr, che è in fondo ciò che siamo prima di ogni altra cosa: prima di ogni cabinovia all’avanguardia, concerto in alta quota, settimana bianca, skipass stagionale o hotel di lusso, siamo le nostre tradizioni. Prima di essere la Perla delle Dolomiti, ricordiamoci di essere i fiöi dai mulöti, cai fava filò, ca i magnava pulenta e lat, canedarli e ca i nava drè al bistiam. È nostro onere mantenerlo prospero, dinamico, vivo, conosciuto e diffuso: perché no, anche in ambito internazionale; perchè no, dentro un contesto che non lo conosce.
Maggiori informazioni sul poeta e sulla poesia: https://www.acabeleira.com/a_cabeleira_multilingue.html
Maria Maffei
Università degli Studi di Bergamo
Dottoranda di ricerca in Studi Umanistici Transculturali (XXXVIII ciclo)
N.d.R.
Maria Maffei è figlia di Fabio Maffei e Adele Bonapace