Croce sui monti
La Croce è un simbolo che unisce? Consentitemi di dubitarne, anche alla luce della recente polemica per le croci posizionate sulle montagne dagli Schutzen in ricordo dei trentini morti nella prima guerra con la divisa loro imposta (i pochi volontari a parte) dall’imperatore Francesco Giuseppe che, per vendicare la morte del nipote, non ha esitato a mettere il continente a ferro e fuoco. Un massacro planetario con milioni di morti (compresi i nostri nonni in Galizia), di cui l’Austria, cui gli Schutzen si richiamano, è stata certo la principale, anche se non la sola, artefice e responsabile.
Il dibattito sulle divise indossate dai trentini è di quelli in cui è più facile dividere che unire: vuoi per ignoranza storica (tanta), vuoi per strumentalizzazione politica. Schutzen contro Alpini, irredentisti contro austrungarici, trentini (tutti volontari) nell’esercito italiano contro trentini (quasi tutti di leva) nell’esercito austriaco. Nonni contro nonni e oggi nipoti contro nipoti. Ce ne sarebbe abbastanza per chiedere un time-out e passare dalla sterile polemica che ancora divide (cent’anni dopo) al dialogo che unisce ma se poi si mette in mezzo la politica (con la “p” minuscola) allora non è più finita. Il PATT con gli Schutzen e Forza Italia con gli Alpini. Il PD? Non pervenuto. Il che non ci stupisce. Sono temi sensibili, che toccano le coscienze dei singoli, un po’ come i diritti civili. E il PD è per la libertà di coscienza o libertà di tacere che in politica è un modo come un altro per non prendere posizione.
La domanda torna spontanea. La Croce è un simbolo che unisce? Come quasi tutti i simboli direi di no. E’ il segno di una parte, come una bandiera o i colori di una squadra. Non unisce Schutzen e Alpini ma non unisce nemmeno i morti che non tutti erano cristiani e non tutti avrebbero avuto piacere di essere ricordati sotto quel simbolo. La Croce non unisce neppure gli amanti delle montagne ma divide quelli a cui le croci sui monti non danno fastidio (neppure le mezze lune?), quelli che ne vorrebbero una per ogni cima e quelli che proprio ne farebbero totalmente a meno per non fare dei nostri monti una sorta di campo santo in quota.
Il Crocifisso è il simbolo della religione cristiana come anche, in parte, della nostra storia, civiltà e cultura ma è un simbolo che per sua natura è destinato a dividere e non a unire ovunque sia ostentato come simbolo di fede: nelle scuole, negli ospedali, nei tribunali come sulle cime delle montagne. Divide in quei luoghi in cui tutti, credenti, non credenti e/o diversamente credenti hanno diritto di non vedersi imposti segni religiosi e simboli vari di una parte contro l’altra.
I simboli di parte non uniscono ma dividono. Ad unire tutti è il principio della libertà. Quella libertà, individuale e collettiva, che passando per Dante (“si cara, come sa chi per lei vita rifiuta”) si rafforza nella Rivoluzione Francese, abbatte Porta Pia e innalza un monumento al frate e filosofo Giordano Bruno che, in nome della Croce, è stato bruciato vivo in Campo dei Fiori. E non nel medioevo.
Evitiamo di impiantare croci in ferro e ricordiamo i nostri morti con le parole di Ungaretti: “Di queste case non è rimasto che qualche brandello di muro. Di tanti che mi corrispondevano non è rimasto neppure tanto ma nel cuore nessuna croce manca. E’ il mio cuore il paese più straziato”.
Mauro Bondi