Pinzolo: Fabio è tornato a casa
E’ tornato a casa martedì sera sul tardi, dentro una bara, accompagnato dai famigliari e da alcuni amici. Che erano partiti verso le otto e mezzo del mattino per andare ad accoglierlo all’aeroporto della Malpensa. Con le spoglie di Fabio avevano viaggiato la moglie Elena e il figlio Emanuele. Appaiono molto provati. Il velivolo era atterrato verso le 14 di ieri pomeriggio e le pratiche per lo sdoganamento avevano portato via quasi l’intero pomeriggio. Una volta espletate, il mesto corteo di automobili si era messo in viaggio verso Pinzolo alle spalle dell’autofunebre. La giornata grigia e piovosa aveva aggiunto tristezza a tristezza. Oggi i suoi compaesani potranno andare a portargli l’ultimo saluto sulla terrazza davanti al Cafè Marconi, dove è stata allestita la camera ardente nella quale da ieri sera è cominciata una veglia con amici, parenti e coetanei che lo hanno voluto assistere per tutta la notte. Questi ultimi ne porteranno a spalle il feretro fino alla chiesa di san Lorenzo, dove alle 14 e 30 avrà luogo il rito funebre. Cui seguiranno l’estremo viaggio e l’inumazione nel cimitero di San Vigilio. Sono più di quaranta i suoi coetanei di Pinzolo, fra cui monsignor Giulio Viviani, un’autorità in Vaticano, l’onorevole Luigi Olivieri, Fabio Caola, Remo Maturi… Non ce n’è uno che non lo ricordi con affetto “anche se era un po’ selvatico, a volte testardo, insofferente del vivere in società, ma buono dentro, nell’animo.”. “Quando ci morì il papà, nel 1964 – informa Laura Bonapace, rimasta anch’ella senza genitore a pochi giorni di distanza dalla scomparsa del padre di Fabio – lui aveva otto anni. Ricordo che ci mandarono, io a Rovereto su dalle suore della Maria Ausiliatrice, e lui a Sant’Ilario in un istituto per orfani. Quanto patire! Fabio piangeva sempre, specie quando andava qualcuno a fargli visita. Così un po’ alla volta si era chiuso in se stesso, si era inselvatichito ed era diventato quasi intrattabile. Sua sorella Miriana dopo un certo tempo venne a prenderselo e se lo riporto’ a casa”. Silvano Bonapace: “Ricordo che venne a scuola da noi ad anno già avviato. Arrivava insieme al maestro “Genio” (ndr.: Eugenio Ferrari, figura di insegnante che ha lasciato il segno a Pinzolo per la sua professionalità e la sua rettitudine) che lo teneva per mano”. Silvano è il responsabile dell’ufficio commercio del comune. A lui lo scorso 6 aprile Fabio per e.mail aveva mandato a dire: ”…sono qui al caldo, ho aperto un negozio e le cose vanno per il meglio, ciao Fabio”. Antonella Cominotti: “Era un buono, e di poche parole. Quando avviò la colletta fra di noi per raccogliere i soldi necessari a pagare l’omaggio a don Giulio in un recente anniversario della sua consacrazione a sacerdote, iniziativa di cui si era fatto promotore – era un quadretto d’argento con la chiesa, il campanile e il Brenta – qualcuno dimentico’ di pagargli la quota. Provvide lui a tutto senza far sapere niente a nessuno. Era fatto così. Non gli andavano le storie e per evitarle spesso ci rimetteva del suo”. Un insegnante che lo aveva avuto in classe alle scuole medie lo ricorda con affetto: “Dopo un quarto d’ora di lezione diventava insofferente al chiuso, ma anche alle cose ripetute. Una volta capìta una cosa ne aveva abbastanza. Così mi chiedeva di uscire dall’aula e se ne andava fuori, all’aperto, nel piazzale del Laurentianum, dove aiutava il parroco a far l’orto o il bidello nelle pulizie. Non gli piaceva stare fermo, ma soprattutto gli andava di far cose manuali, come per sfogarsi. Trovava soddisfazione ed equilibrio nell’attività fisica”. A Santo Domingo aveva recuperato anche una sua dimensione spirituale. Purtroppo il destino crudele ha avuto invidia della sua felicità. Una specie di “fthonos teon”, l’invidia degli dei per la felicità degli uomini cantata nelle tragedie greche, si è ripetuta di nuovo, strappandolo tragicamente ai suoi famigliari e alla sua comunità nel pieno della vita. E’ la sorte che tocca ai mortali, e soprattutto ai più cari al Cielo.[/A_CAPO]