Don Guetti e Raiffeisen si rivoltano nella tomba!
Don Guetti e Raiffeisen si rivoltano nella tomba!
Se la riforma delle Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali, è quella tratteggiata da Federico Fubini sul Corriere della Sera dell’11 gennaio, verranno distrutti in un solo colpo 130 anni di storia.
Fubini ha il merito di aver posto sul tavolo i contorni di una riforma che finora è stata trattata solo nelle stanze romane senza il coinvolgimento dei soci. Ma non c’è da stare allegri. Sull’onda degli "scandali" di Banca Etruria e altre si rischia che passi questa controriforma in nome della stabilità, ma i pericoli invece rischiano di aumentare.
Al di là dei numeri la sostanza è che si vuole accentrare tutto a Roma con le logiche della finanza capitalistica che ci ha portato alla crisi. Anche in sede locale si vogliono imporre le fusioni alle "piccole" Casse anche se sono sane (si ipotizza sotto i 50 milioni di mezzi propri. Teniamo conto che sopra ce ne sono solo 12 nel Trentino). Per quelle ancora maggiori si ipotizza la trasformazione in Banche Popolari aprendo agli apporti di capitale esterno e presumibilmente togliendo il voto pro capite. Ricordiamo che Banca Etruria e le altre erano proprio Banche Popolari e il conto lo hanno pagato i risparmiatori. Certo, come evidenzia Fubini, anche nel mondo delle Banche di Credito Cooperativo ci sono problemi, ma sono sempre stati risolti all’interno del sistema che da anni si autoregola con Fondi propri e senza nessun aiuto pubblico. Non è la dimensione che conta perché una Banca sia solida ma chi la governa che deve essere preparato e trasparente e i controlli a cui è sottoposta che devono essere severi e tempestivi. Ci sono anche nel Trentino Casse Rurali piccole ma sane, legate al territorio, ben governate che non hanno mai fatto investimenti arrischiati o fuori dal proprio ambito naturale. Perché dovrebbero essere obbligate a fondersi o ad aderire a una holding nazionale che sarà aperta ai grandi capitali vaganti sul mercato? Non è credibile la tesi del governo che con questi interventi esterni si copriranno le perdite!? Quello che interessa alla grande finanza sono i milioni di risparmi del Credito Cooperativo da sottrarre ai territori e portare magari su mercati redditizi, ma poco trasparenti, come quello delle armi o dei derivati.
E oltre alla probabile cancellazione del voto pro capite che fine faranno gli utili e i patrimoni indivisibili che vanno lasciati alle future generazioni? E l’attenzione alle famiglie e alle imprese del territorio sarà la stessa?
Chi ci mette i capitali, magari qualche grande Fondo pensione estero, vorrà anche i dividendi e non gli importeranno molto le storie e le relazioni con la comunità locali.
Si tratta di provvedimenti anticostituzionali perché violano la libertà di associazione e di impresa. Che fine fanno i "corpi intermedi" tanto cari anche alla Dottrina Sociale della Chiesa da Toniolo a don Guetti?
Infine, per i trentini, è a rischio la stessa Autonomia che non fatta solo di norme e di Statuti, ma anche di finanza a "chilometro zero".
Per questo i dirigenti della Cooperazione, i governanti e i parlamentari devo opporsi in tutte le sedi a questa manovra pericolosa anche sul piano della stabilità finanziaria. I nostri nonni lo fecero contro la nazionalizzazione dei Consorzi Elettrici Cooperativi portando a Trento migliaia di cooperatori. Fu una battaglia persa, ma almeno si ebbe il coraggio di combatterla. Le battaglie sicuramente perse sono quelle che non mobilitano le persone e non si combattono.
Trento 13 gennaio 2016
Luciano Imperadori
Studioso di cooperazione ex dirigente Federazione