Mavignola: padre Ermete sta male
Preoccupazione, apprensione, premurosa sollecitudine per lo stato di salute del “loro” padre Ermete sono gli stati d’animo della gente di Sant’Antonio di Mavignola in questi giorni. Da un po’ di tempo il loro parroco è stato ricoverato all’ospedale di Tione; faceva fatica a respirare e non si sentiva bene. Di ieri il trasferimento dalla corsia alla camera di rianimazione. 97 anni compiuti lo scorso 5 aprile e festeggiati in compagnia dei suoi amici in sana allegria, il francescano ha celebrato messa fino a qualche settimana fa nella sua chiesa per i suoi fedeli e niente lasciava presagire questo improvviso tracollo. Anzi lui, proprio in occasione del compleanno, aveva confessato di aver fatto un pensierino al traguardo del secolo. Padre Ermete – per l’anagrafe Lino Rauzi – è nato a Cloz nel 1912, ultimo di una nidiata di undici figli. Va orgoglioso di aver ben 52 nipoti. Giunse a Mavignola 62 anni fa. Per caso, inviato quassù dal convento di Campolomaso a curarsi dai reumatismi, dato il clima asciutto e solatio, e da un esaurimento nervoso. Malattie procuratesi in Svizzera, in quel “pisciatoio” di Friburgo, come amava definire l’ambiente piovoso di quella località. Persona di notevole cultura e di rara intelligenza, vi era stato mandato per assecondare le sue ambizioni letterarie. Amante della natura, appassionato di caccia e pesca (attorno alle sue performances venatorie ed ittiche sono fiorite numerose simpatiche leggende) trova nella piccola comunità di Mavignola la sua famiglia, che ha consigliato, assistito ed anche ripreso con memorabili prediche dal pulpito. Vi insegna alle scuole elementari, celebra le messe la domenica come collaboratore dell’arciprete di Pinzolo, e finisce per stabilirvisi. Si può dire abbia battezzato tutti i nati a partire dal dopoguerra e dato l’estremo saluto a quanti sono scomparsi fino all’altro giorno. Arguto, generoso, alla mano come lo sono i frati, si è fatto benvolere da tutti, sopportando e facendosi anche sopportare. Perché va pure riconosciuto che il suo non è un carattere proprio facile. Lo spirito con cui affronta ancora le situazioni è rimasto quello di un giovane, pieno di intraprendenza. Basti pensare che ultimamente si era adoperato per far restaurare gli affreschi bascheniani dell’antica chiesetta di sant’Antonio, ultimati lo scorso autunno.[/A_CAPO]