Sindaco di Carisolo: ‘Biodigestore, elettricitÁ pulita per 170 famiglie’
Carisolo, il sindaco Arturo Povinelli interviene sul progetto dell’azienda agricola
«Il gas dei liquami, dopo la combustione, è meno impattante del metano»
«Biodigestore, elettricità
pulita per 170 famiglie»
di Elena Baiguera Beltrami wCARISOLO Ogni attività umana necessita di smaltire rifiuti, si tratta del problema cardine del nostro pianeta e la sfida sta nel trovare le soluzione migliori per la salute dei cittadini e il rispetto dell’ambiente. Per le aziende agricole, soprattutto per quelle di dimensioni considerevoli i liquami rappresentano un problema di sopravvivenza, in Trentino, come in Rendena, nel Bleggio, come in Val Lomasona. Un problema talmente stringente che un allevamento di suini come l’Azienda Agricola Nella di Paraboschi M.G. & C. a Carisolo, è disposta ad investire cifre considerevoli pur di risolverlo. «Quando i titolari dell’azienda mi sottoposero la questione che peraltro già conoscevo, visto che in una zona a vocazione turistica come la nostra non è un problema da poco – spiega Arturo Povinelli, sindaco di Carisolo – era il 2014. Mi dissero che c’erano altre tre aziende agricole in zona fortemente interessate al conferimento e che avrebbero chiesto le autorizzazioni provinciali per un piccolo biodigestore agricolo. Non persi tempo e con i consiglieri comunali andammo a vedere l’impianto gemello a quello scelto dall’azienda Nella a Torino e devo dire che l’impressione è stata positiva, non c’erano odori e l’installazione conferiva ordine e pulizia alla stalla, producendo energia. Nel frattempo gli uffici provinciali di Trento rilasciavano le autorizzazioni passando la palla al comune, il quale per avere tutta la documentazione utile doveva anche avere notizia se vi fossero terreni in valle disposti ad accogliere il digestato (residuo finale della combustione). Quasi tutti i comuni della valle interpellati hanno comunicato di non avere vincoli per lo spargimento del digestato, tranne Tre Ville e Tione che sono contrari, pertanto verificato che le superfici da concimare fossero sufficienti ad accogliere il prodotto, l’azienda ha presentato in comune tutta la documentazione». Di che tipo di impianto si tratta? «La ditta che lo costruisce riferisce di vasche chiuse e parzialmente interrate, con sopra una cupola che occuperebbe lo stesso volume dell’attuale letamaio in grado di produrre 100 KWatt di energia, per un fabbisogno di 170 famiglie e qualche altra struttura comunale. Piccolo rispetto a quelli considerati medi da 1.000 KWatt e specificatamente agricolo, non può accogliere rifiuti diversi da letame, liquami e residui di pulitura delle stalle. Il gas generato dai liquami, dopo la combustione, si trasforma in C02, 40 volte meno impattante del metano». Detta così sembra la miglior soluzione possibile, perché allora questo timore nei comitati per l’ambiente della valle? Povinelli parla di una generale disinformazione. In realtà pare che il “digestato” abbia diversi vantaggi e poche controindicazioni secondo il “Centro di Ricerche Produzioni Animali” di Reggio Emilia. Se utilizzato come concime è un materiale stabilizzato e igienizzato, con apporto di sostanza organica che evita i concimi chimici di sintesi e contribuisce alla riduzione di emissioni di gas serra. Non bisogna però eccedere nelle dosi e va distribuito nei periodi più consoni alla concimazione, utilizzando le migliori tecniche disponibili, per evitare dispersioni di ammoniaca in atmosfera. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
Elena Baiguera Beltrami