Val di Fumo: alla luce i resti di un soldato italiano
Operazioni di recupero coordinate dall’Ufficio beni archeologici della Provincia
Vedretta val di Fumo: il ritiro dei ghiacciai porta alla luce i resti di un soldato italiano della Grande Guerra
Uno dei più impressionanti effetti del riscaldamento globale, fenomeno che sta ormai condizionando sempre di più la nostra vita quotidiana, è il ritiro dei ghiacciai. Se ne è avuta una riprova con il nuovo ritrovamento, in vedretta val di Fumo, dei resti di un soldato dell’esercito italiano della Prima guerra mondiale, recuperati oggi con un’operazione coordinata dall’Ufficio beni archeologici della Provincia, a cui ha prestato la propria collaborazione il Nucleo Elicotteri della Provincia autonoma di Trento.
Il riscaldamento globale porta alla emersione di tutto quello che nel ghiaccio si è conservato, da migliaia di anni or sono (pensiamo a Ötzi, che risale a più di cinquemila anni fa) fino al primo conflitto mondiale, e oltre. È di qualche giorno fa, ad esempio, la notizia del ritrovamento sul ghiacciaio di Tsanfleuron nelle Alpi Bernesi dei corpi di un uomo e una donna dispersi il 15 agosto del 1942 e riconosciuti dalla figlia che era rimasta orfana.
Sui ghiacciai del Trentino i resti che più di frequente emergono sono quelli dei soldati dei due eserciti belligeranti della Prima guerra mondiale. Qualche giorno fa quando il signor Chizzoni, alpinista in escursione nella zona del corno di Cavento, ha riconosciuto infatti nell’area della Vedretta Val di Fumo, quelli che con ogni evidenza erano i resti di un soldato. Del ritrovamento Chizzoni ha informato l’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali dalla Provincia autonoma di Trento il quale a sua volta ha allertato il Maresciallo Civettini della stazione di Carabinieri di Carisolo e il Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti del Ministero della Difesa.
Le operazioni di recupero si sono svolte nella mattinata di oggi. Hanno partecipato alle operazioni di indagine e raccolta, il Maresciallo Civettini, la dottoressa Cristina Bassi dell’Ufficio beni archeologici, il signor Marco Gramola del Comitato storico della SAT, il dottor Lorenzo Iachelini della Cooperativa Guide Alpine del Trentino, e il signor Chizzoni.
Ad una quota di quasi 3000 metri, sono stati riconosciuti i resti di un soldato che in base alle dotazioni ancora presenti (uniforme, scarponi) apparteneva all’esercito italiano. Il corpo era in posizione rannicchiata. Nelle vicinanze del corpo del soldato sono stati rinvenuti due alpenstock.
I resti sono stati portati a valle e poi tradotti con un automezzo funebre, messo a disposizione dal Comune di Valdaone, presso le celle frigorifere del cimitero di Trento. È in previsione una indagine antropologica per definire il profilo biologico del caduto e un controllo dei materiali in connessione con il corpo, al fine di identificare qualsiasi elemento utile all’identificazione: piastrina di riconoscimento, oggetti personali e quant’altro.