1974-2024: cinquant’anni fa a Madonna di Campiglio nasceva la leggenda di Ingemar Stenmark
Mezzo secolo è trascorso da quel 17 dicembre 1974, quando sul Canalone Miramonti, in piena Valanga Azzurra, un diciottenne svedese di belle speranze balzò alle cronache dell’epoca, consacrandosi su un’altra dimensione. Fu la prima di 86 vittorie in Coppa del Mondo e l’inizio di una parabola leggendaria che verrà celebrata, in presenza del fuoriclasse di Tärnaby, i prossimi 7 e 8 gennaio a Madonna di Campiglio
Cinquanta inverni sono trascorsi, ma la sensazione di essere parte di qualcosa di storico vissuta in quel freddo mattino di Madonna di Campiglio non è mai svanita. È rimasta scolpita nella memoria degli appassionati di lunga data, nelle cronache dell’epoca, nella lingua di neve (e ghiaccio) del Canalone Miramonti dove è iniziata la danza di un ragazzino svedese di 18 anni, probabilmente ancora ignaro di essere destinato a riscrivere la storia dello sci.
Ingemar Stenmark, esattamente cinquant’anni fa, nella mattinata di martedì 17 dicembre 1974, conquistava lo slalom della 3Tre e la prima delle sue 86 vittorie in Coppa del Mondo di Sci Alpino. Non era solo un trionfo personale: era l’alba di un’epoca, l’inizio di una leggenda che avrebbe cambiato per sempre il volto dello sci mondiale.
Ci sono momenti che non si misurano in secondi o in centesimi, ma in emozioni. E in quel mattino, il cronometro sembrava aver catturato qualcosa di più del tempo: un senso di perfezione assoluta. “Ha stampato un tempo da marziano”, così scrisse Massimo di Marco, penna de La Gazzetta dello Sport. Chi c’era ricorda ancora il suono emesso dagli sci di Stenmark, la tensione nell’aria, l’attesa per gli eroi della Valanga Azzurra, il boato al traguardo. Stenmark era un ragazzino che veniva da lontano con un berretto colorato e con i riccioli ribelli, ma il suo nome cominciava già a risuonare come un destino.
Cinquant’anni dopo, si guarda indietro a quella giornata con un misto di nostalgia e gratitudine. Nostalgia per un’epoca in cui lo sport era più semplice, forse più puro, sicuramente più romantico. Gratitudine per un campione che nella sua carriera leggendaria non ha mai tradito i suoi valori e smesso di incarnare l’essenza dello sci: la ricerca della bellezza, dell’armonia del gesto, dell’umiltà nella vittoria. Martedì 7 e mercoledì 8 gennaio, il fuoriclasse di Tärnaby sarà ospite d’onore della 3Tre numero 71, celebrato a Madonna di Campiglio da amici, avversari e tifosi più o meno giovani, anche quelli che non l’hanno mai visto sciare. Dopotutto è questo il destino delle leggende senza tempo.
UNA GARA ENTRATA NELLA STORIA
Martedì 17 dicembre 1974 è una data che rappresenta una pietra miliare non solo della 3Tre ma nella storia dello sci alpino. Tutti quel giorno aspettavano l’ennesimo show di Thoeni e Gros. Dopotutto, la prima manche la tracciò lo storico tecnico della Valanga Azzurra Oreste Peccedi, scomparso nel maggio scorso. Un disegno un po’ all’antica, molto insidioso su un Canalone Miramonti ghiacciato per i primi numeri, con qualche passaggio a salire tutto da interpretare. Stenmark si classificò ventiduesimo nella prima manche, ma non ci fu gloria neppure per Thoeni e Gros, i due fuoriclasse della squadra italiana.
Sembrava l’occasione perfetta per un trionfo casalingo di altri due rappresentanti della Valanga Azzurra, da un giovanissimo Paolo De Chiesa, che si dovette accontentare del successo in Combinata, all’indimenticato Fausto Radici, che sullo stesso pendio avrebbe vissuto una giornata indimenticabile due anni più tardi. Sembrava fatta, fino alla seconda manche da fenomeno di Stenmark. Il giovane di Tärnaby iniziò la prima delle sue proverbiali danze. Porta dopo porta, curva dopo curva, Stenmark fece capire al mondo che era nato un nuovo fuoriclasse. Una sciata elegante e precisa che lasciò tutti a bocca aperta: primo lo svedese, secondo De Chiesa a 14/100, terzo Radici a 32/100.
“Ricordo con piacere la mia prima vittoria a Madonna di Campiglio”, ha dichiarato Stenmark durante le registrazioni del docufilm ‘The Night Slalom’. – È stata una giornata molto importante per la mia carriera: ero infatti reduce da tanti piazzamenti in Coppa del Mondo, a un certo punto ho pensato che non avrei mai vinto, poi è arrivata Campiglio e mi sono sbloccato. È stato fantastico”.
“Quel giorno avrei potuto anche vincere il primo slalom della mia vita in Coppa del Mondo, sulla mia pista preferita – ricorda Paolo De Chiesa – ma è stato sicuramente meglio così. Peccedi mi consigliò di sciare con margine nella seconda manche per evitare di uscire e perdere punti preziosi, probabilmente quello mi costò la gara. In compenso prevalgono l’onore e l’orgoglio di essere parte di una giornata leggendaria, di una foto iconica sul podio assieme al mio amico Fausto Radici e al più grande di tutti i tempi, nel giorno della sua prima vittoria in Coppa del Mondo”.
UN LEGAME SPECIALE CON LA 3TRE E MADONNA DI CAMPIGLIO
Madonna di Campiglio non fu solo il teatro della sua prima vittoria, ma anche uno dei luoghi che segnarono profondamente la carriera e il cuore di Ingemar Stenmark. Ogni volta che tornava a gareggiare sulle Dolomiti di Brenta, l’accoglienza calorosa degli appassionati italiani lo faceva sentire a casa.
Non è un caso che sia riuscito a vincere alla 3Tre in 12 occasioni, record imbattuto e quasi impossibile da superare (5 slalom, 3 giganti, 3 combinate e 1 parallelo). Dopotutto, parliamo dell’uomo dei record in Coppa del Mondo maschile con 86 vittorie, 3 affermazioni nella classifica generale, 2 ori Olimpici e 5 Mondiali.
“Se parliamo di slalom e gigante è stato il più forte di tutti, dopotutto 86 vittorie in Coppa del Mondo parlano da sole – ha aggiunto De Chiesa. – Ha vinto quasi il doppio delle gare di Tomba, tante gare in più di Hirscher che faceva anche velocità e le combinate. In quel finale di stagione 1974-75, nonostante la giovane età, faceva paura. Aveva qualcosa di diverso, una classe, un’eleganza, una morbidezza sulla neve mai viste prima e dopo: ho capito presto che aveva qualcosa di speciale. Per me è stato un onore confrontarmi con lui, era semplicemente imbattibile”.
UNA LEGGENDA DA CELEBRARE
Ingemar Stenmark non è solo un campione, ma un simbolo dello sport mondiale che ha fatto della perseveranza e della cultura del lavoro il simbolo della sua eccellenza. A cinque anni dall’ultima volta a Madonna di Campiglio con tanto di consegna della Maglia Fulmine, simbolo del trionfo alla 3Tre, il suo ritorno all’ombra delle Dolomiti di Brenta sta accendendo la passione di chi desidera incontrarlo e abbracciarlo. L’occasione ci sarà nella vigilia di martedì 7 gennaio nella centralissima Piazza Sissi che nel pomeriggio ospiterà oltre al tradizionale sorteggio dei pettorali alle 18.00 anche la proiezione del docufilm “La Valanga Azzurra”.
Mercoledì 8 gennaio 2025 sarà invece la volta della Night Race con la prima manche alle 17.45 e la seconda alle 20.45 (biglietti in vendita su www.3trecampiglio.it). Tra gli atleti da tenere d’occhio anche uno svedese, Kristoffer Jakobsen che a Campiglio ha già dimostrato di trovarsi a meraviglia con il terzo posto nel 2021. Come Stenmark in quel lontano 1974, anche Jakobsen cerca il primo successo in Coppa del Mondo dopo averlo sfiorato svariate volte, l’ultima qualche settimana fa con il secondo posto di Gurgl.
Cinquant’anni dopo, il mito di Stenmark rivive in ogni discesa, ispirando una nuova generazione di campioni. E chissà che, come allora, un altro svedese non trovi sul Canalone Miramonti il trampolino ideale per scrivere un’altra pagina di storia.