Aziende agricole, una risorsa per il nostro territorio
Penso si possa affermare in tutta tranquillità che la presenza di aziende agricole nelle zone di montagna costituisca una risorsa indispensabile per la manutenzione e la conservazione del territorio. Non sempre però questo ruolo viene compreso appieno e, spesso, i nuovi interventi sono fatti oggetto di eccessive attenzioni e critiche, come nel recente caso di un’azienda agricola che si trova nella campagna tra Pelugo e Vigo. Al titolare, Luca Scarazzini, ho posto alcune domande.
- Da quante generazioni la vostra famiglia possiede un’azienda agricola?
La mia famiglia possiede un’azienda agricola da 4 generazioni.
- Che tipo di azienda agricola è la vostra?
La nostra è un’azienda zootecnica a conduzione prevalentemente familiare. Nell’azienda lavorano infatti, oltre a me e ai miei figli, due operai. Alleviamo vacche da latte e conferiamo tutto il prodotto a Latte Trento. Coltiviamo terreni nei comuni di Porte di Rendena, Pelugo, Borzago, Preore e Saone per un totale di circa 60 ettari, i quali ci permettono l’autosufficienza in termini di approvvigionamento di foraggio per le nostre bovine. Alpeggiamo tutto il bestiame in asciutta su malghe che si trovano nei comuni di Pelugo e Mortaso. La scelta di alpeggiare i bovini non deriva solamente da una valutazione economica, ma altresì da tutti i benefici che essa comporta sia in termini di salute delle bovine che di salvaguardia dell’ambiente e delle tradizioni.
- Come nasce l’idea di questo nuovo progetto?
L’idea di questo nuovo progetto nasce da una scelta “obbligata”, oltre che da una passione innata che ho sempre avuto dentro di me e che ho avuto la fortuna di trasmettere ai miei figli. “Obbligata” nel senso che la struttura esistente non ha più nessun requisito, in termini sia economici che di benessere animale, tale da consentire il proseguimento dell’attività. A tutto ciò si aggiunge poi, mio malgrado, il fatto che quest’ultima non è di mia esclusiva proprietà.
- Qual è il valore aggiunto di questo progetto?
I valori aggiunti di questo nuovo progetto sono molteplici. Per prima cosa ci tengo a precisare che la struttura esistente è una stalla a stabulazione fissa (costruita negli anni ‘70), il che vuol dire che l’animale, per l’intero periodo di lattazione (circa 305 giorni), rimane legato con l’ausilio di una catena alla posta e che inevitabilmente tutte le sue funzioni vitali sono limitate nel piccolo spazio a lui messo a disposizione (circa 3 mq). Ne consegue una chiara sofferenza di quest’ultimo, che ne riduce la longevità e la produttività. La nuova struttura invece offrirà, trattandosi di una stalla a stabulazione libera, la libertà di movimento alle bovine, permettendo loro di accedere liberamente al cibo, all’acqua, alla zona di riposo e, visto che la stalla sarà dotata di mungitura robotizzata, potranno decidere quando farsi mungere, anche più delle due tradizionali mungiture giornaliere, riducendo così lo stress dell’animale e producendo latte di migliore qualità.
Altro aspetto importante è da attribuire alla gestione dei reflui zootecnici i quali, contrariamente a come avviene ora, verranno stoccati all’interno di vasche sotterranee per un periodo di circa 6 mesi, tempo nel quale essi compiranno processi di maturazione che ne determineranno uno spiccato miglioramento in termini di apporti nutritivi al terreno. Lo spandimento avverrà poi con l’ausilio di apposite attrezzature per l’interramento, le quali permetteranno di interrare i reflui al di sotto del cotico erboso annullando così le emissioni di gas serra nell’atmosfera e altresì quelle odorigene.
- In questi giorni le sono state mosse critiche in merito a questo nuovo progetto. Per quale motivo non ha pensato di utilizzare per il suo sviluppo la stalla esistente, ristrutturandola o addirittura ricostruendola?
La stalla esistente non è di mia esclusiva proprietà ma, se anche lo fosse, sarebbe comunque troppo piccola per ospitare 160 animali, un numero di capi di bestiame coerente con la dimensione organizzativa e le esigenze di redditività della mia azienda. È stata costruita da mio padre nel 1973 ed era per 20 vacche da latte e 50 tori da ingrasso. Poi negli anni è stata in qualche modo adattata, per un uso esclusivo, alla produzione di latte. La porzione di stalla di mia proprietà sarà necessaria per ospitare tutta la parte logistica della nuova azienda e verrà riqualificata come ricovero attrezzatura e macchinari, nonché come fienile, non essendone dotata la nuova struttura.
- Cosa significa al giorno d’oggi essere agricoltori/allevatori? Quali sono le sfide che il mondo contadino si trova ad affrontare oggi?
Essere agricoltori/allevatori al giorno d’oggi significa affrontare una vita di sacrifici e, ahimè, molto spesso di delusioni che non sempre vanno di pari passo con le soddisfazioni, il motivo per cui sto scrivendo questo ne è un esempio!
I sacrifici sono dovuti al fatto che lavoriamo, o meglio collaboriamo, con gli animali. Essi infatti necessitano di cure ed attenzione 24 ore al giorno 365 giorni all’anno.
Le sfide che il mondo contadino si trova ad affrontare oggi sono le stesse che si trova ad affrontare un qualsiasi altro imprenditore. L’agricoltura infatti, soprattutto negli ultimi anni, richiede investimenti per far fronte ad una sempre maggiore richiesta in termini di qualità del prodotto, qualità che si ottiene solamente seguendo elevati standard di benessere animale.
- Considera il settore in cui opera complementare al turismo? In quale modo intende promuovere questo legame all’interno di questo nuovo progetto?
In Trentino il settore agricolo si muove in sinergia con quello turistico, il quale gode infatti del verde e della bellezza dei territori coltivati ed alpeggiati. Il turismo a sua volta è il settore trainante dell’economia di questa valle. Proprio per questo motivo la struttura in questione dovrà essere funzionale e moderna, ma allo stesso tempo rustica con un’attenzione particolare agli spazi esterni, nonché il meno impattante possibile sia dal punto di vista estetico che ambientale. Come già accennato in precedenza infatti la struttura potrà garantire zero impatto ambientale nella gestione delle deiezioni, sia dal punto di vista dell’inquinamento che da quello degli odori, responsabili attualmente degli unici disagi che la nostra presenza sul territorio può causare ai residenti e ai turisti.