Bic Day – Giornata dell’innovazione con Oliviero Toscani
“Rompere gli schemi , innovazione e creatività” Conversazione con Oliviero Toscani
Oliviero Toscani e’ stato ospite il giorno 11 dicembre al Bic Day organizzato da Trentino Sviluppo, al Polo Tecnologico di S. Giorgio a Rovereto invita a “vedere oltre”, a rompere ogni schema in favore dell’innovazione e della creatività. La creatività porta investimenti e posti di lavoro.
Oltre a portare la testimonianza della sua carriera ha fatto parlare le immagini, fotografie tratte delle sue campagne pubblicitarie (per Esprit, Chanel, Fiorucci, Prenatal, Benetton) più famose e dai suoi reportage. Diplomatosi in grafica e fotografia presso l’Universita’ di Zurigo, nel ’65, la sua carriera è stata costellata di successi. Fotografo per tradizione familiare (il padre fu il primo reporter per il Corriera della Sera) Toscani si considera un creativo a 360º. A volte- sostiene- la rappresentazione puo’ essere più reale della realta’. La pubblicità serve a rendere pubblico un concetto, non soltanto a vendere un prodotto”. I suoi lavori non hanno mai mancato di suscitare scalpore, basti pensare alla sua campagna per i jeans Jesus degli anni ’60. La pubblicità raffigurava un sedere femminile fasciato in un paio di succinti hot pants. Toscani ha ricordato come Pasolini avesse difeso negli “Scritti Corsari” quell’immagine “censurata” dall’Osservatore Romano. “La creatività- ha affermato- è una capacità fondamentale, spendibile nell’ambito economico ma non solo. Può creare investimenti e nuovi posti di lavoro ma deve anche permeare la comunicazione e veicolare messaggi. E non è detto che sia innata” Toscani sostiene che si può imparare ed insegnare. Può essere usata per “rompere gli schemi” e creare innovazione. La creatività ha come unico scopo dell’opera d’arte la condizione umana. Essere creativi significa per Toscani saper rischiare e vivere nel presente.
L’atto creativo non è escludente; la condizione minima che devono rispettare quelli che si sentono liberi di creare è di offrire le possibilità di modo che anche gli altri possano esserlo. Tutto ciò attraverso canali di espressione alternativi: nuovi linguaggi, nuove forme di comunicazione, nuovi codici, che rendano possibile la libera espressione.
In quest’era nella quale le barriere crollano, rimangono ancora molti muri da smantellare. Una sfida che deve essere affrontata dalla società contemporanea è di comprendere che “convivere non è solamente coesistere”. Questo “vivere-con” suppone di scommettere su uno stile comunicativo qualitativamente differente. Non soltanto per l’uso di mezzi di comunicazione più umani, ma anche per le proprie intenzioni comunicative che sostengono i nostri scambi sociali. Si tratta di realizzare un passaggio dalla comunicazione alla comunione.
L’atto creativo è un atto necessariamente situato, incastrato in molteplici contesti: interpersonale, sociale, temporale, di significati, strumentale, di finalità. Se perdiamo il contesto, perdiamo il senso della frase della nostra vita. Senza il senso, perdiamo il fondamento, la direzione e l’obiettivo e, pertanto, perdiamo la vita stessa. L’atto creativo è anche un atto differente. Una società creativa è quella che assicura uno spazio in modo che ognuno dei suoi membri sia chi desidera o creda di essere. Non impone uniformi, anche se sono originali e funzionali. In questo entusiasmo universalista di dipingere tutto di uno stesso colore, ciò dimostra di essere un’incapacità sociale verso la creatività. Le condizioni del fatto umano si sperimentano, si rappresentano, si codificano e si trasmettono in maniera differente, e comprendere il valore attivo di questa diversità è la premessa più importante per lo sviluppo socioculturale. Creare è un atto che sboccia dalla fratellanza, che nasce nell’amore. L’autorealizzazione è incompleta senza la realizzazione sociale. La creatività, intesa come processo sociale, ci rimette all’altro, al benessere degli altri. L’umanità come essenza stessa della persona, non è solamente un valore “di qualcuno” ma bensì “per qualcuno”. L’amicizia, l’amore, l’empatia, l’altruismo, la solidarietà, la partecipazione al cambiamento sociale, sono tutti valori non soltanto alternativi, ma anche creativi. Come ha già dichiarato qualcuno “le culture più ricche d’amore tenderanno a essere più ricche di creatività”.
L’atto creativo è nuovo, si colloca come alternativa, contiene il futuro e si orienta verso il cambiamento. La creatività è trasformazione, è ansia, insoddisfazione del miglioramento. Per la creatività, come per la nascita, esiste dolore, rottura,sofferenza, sforzo, insicurezza e rischio; ma esiste simultaneamente gioia, nascita, miglioramento, amore e luce (“dare alla luce”). L’atto creativo implica l’impulso per stimolare l’intelligenza, per vedere il mondo, per vedere di più e meglio la nostra realtà, per poterla così comprendere e migliorare. Ma dobbiamo fare attenzione al falso cambiamento, in cui tutto è modificato in modo che continui uguale. Non tutto ciò che cambia è necessariamente creativo. Per fare in modo che esista la creatività deve esserci un “perché” nel senso di umanità, un “come” nuovo e alternativo e un “di modo che” di trasformazione e di miglioramento. Per questo motivo dobbiamo assumere le parole di B. Brecht: “Cambiano l’umanità e quando l’hanno cambiata, continuano cambiando di nuovo l’umanità cambiata”.
(estrapolato da “Creare, cambiare, migliorare” di Mariapia Ciaghi pubblicato su Cooperazione tra Consumatori, marzo 2007)