Bostrico, il punto sulla gestione dell’emergenza
L’assessore Zanotelli: “Garantire la protezione del territorio e snellire le procedure per l’utilizzazione delle piante”
Alla luce dei fenomeni intensi che negli ultimi anni stanno mettendo a dura prova il sistema dei reticoli idrici secondari – con conseguenti problematiche sulla stabilità dei versanti e dei conoidi – sono numerose le tematiche che l’assessore Zanotelli ritiene necessario affrontare in sinergia con i territori. La lente è puntata sulle strategie collegate alla pianificazione coordinata e concertata degli interventi, sulle difficoltà economiche che indirettamente investono i proprietari boschivi e sulla valorizzazione della filiera, anche attraverso il Tavolo legno. “Sviluppare una nuova strategia triennale appare essenziale, anche per proporre sia a livello locale sia a livello nazionale delle norme di supporto, che consentano di dare continuità alle gestioni forestali e contemporaneamente di fornire la protezione territoriale necessaria sotto l’aspetto idrogeologico” ha aggiunto Zanotelli, secondo la quale “la valutazione normativa può investire sia l’ambito degli aiuti di Stato e di sostegno economico, sia una procedura per garantire una maggiore sinergia tra i proprietari boschivi, anche per consentire una utilizzazione della massa boschiva più efficace ed efficiente. Una volta terminato un primo confronto sull’intero territorio provinciale, anche per la raccolta di proposte, sarà programmato un incontro di sintesi.
Il monitoraggio.
Nelle Valli di Fiemme e Fassa, il Servizio foreste in collaborazione con la Fondazione Edmund Mach ha dislocato 36 delle 229 trappole installate sull’intero territorio provinciale per la cattura dell’insetto che sta attaccando le foreste – dopo lo stress inflitto da Vaia – ed in particolare l’abete rosso. Queste stazioni di monitoraggio sono distribuite sulle proprietà presenti nelle stazioni forestali di Predazzo, Pozza di Fassa, e Cavalese e sulle proprietà del demanio di Paneveggio-Cadino e dell’azienda forestale Baron Longo. Di queste trappole, soltanto 3 non hanno segnalato il superamento della soglia “epidemica” delle catture, pari a 8.000 individui. Le catture, che negli ultimi anni appaiono in costante aumento in questo Distretto, rappresentano la cartina di tornasole di una situazione preoccupante, anche alla luce di alte temperature e siccità che hanno caratterizzato la stagione calda. Condizioni che hanno avuto l’effetto di favorire le pullulazioni e dunque la diffusione dell’insetto. L’evoluzione della situazione appare ora difficilmente prevedibile, in quanto legata alle condizioni meteorologiche. L’individuazione di nuovi focolai è assicurata dal personale forestale che, nello svolgimento delle proprie funzioni, garantisce in modo continuativo la sorveglianza sul territorio.
Le strategie.
Era stato previsto che la tempesta Vaia favorisse una massiccia presenza del bostrico, che è peraltro naturalmente presente nei boschi trentini. Per questo motivo la Provincia ha avviato un Piano di contrasto ad hoc, che riassume le strategie messe in campo dai Paesi del Centro Europa che già in passato avevano affrontato situazioni di questo tipo.
L’individuazione precoce degli alberi infestati e il loro immediato abbattimento ed esbosco costituiscono la forma più efficace di lotta contro il bostrico. Nel caso invece le chiome siano già arrossate o grigie può essere conveniente, in determinati casi, lasciare le piante in bosco a protezione di quelle ancora sane delle aree circostanti. Appare peraltro fondamentale evitare la creazione di margini deboli, ponendo particolare attenzione agli aspetti protettivi. Per il ripristino delle aree colpite, la strategia prioritaria è quella della rinnovazione naturale, accompagnata comunque da quella artificiale grazie alle piantine provenienti dai vivai provinciali. Nel Distretto di Cavalese, ad oggi le iniziative di rimboschimento hanno riguardato 78 ettari di bosco.
Aspetto prioritario è quello della sicurezza. Per questo motivo il Servizio foreste valuta opportunamente caso per caso i potenziali rischi conseguenti all’asportazione delle ceppaie attaccate al suolo, al fine di scongiurare il pericolo di crolli, valanghe e frane. Non solo: la presenza di piante in piedi (anche se secche) garantisce una funzione protettiva per alcuni anni.
Guardando all’utilizzazione del legname, nel Distretto di Cavalese il 71% del volume danneggiato dal bostrico nell’ultimo biennio è stato assegnato alle imprese. Il portale legnotrentino.it – è stato ricordato – è un importante strumento di commercializzazione per le Amministrazioni del territorio.
Le sperimentazioni.
Se da un lato l’asportazione immediata delle piante infestate riduce la popolazione di bostrico, dall’altro lato riduce anche la possibilità che si sviluppino organismi antagonisti. Al fine di ovviare a questo processo, sono in corso attività di prevenzione e individuazione precoce degli attacchi. Tra questi, il modello matematico fenologico Phenips (clicca QUI per visitare il sito), in collaborazione con l’Istituto di Entomologia dell’Università di Vienna, che analizza i dati meteorologici di temperatura, precipitazione e radiazione solare di 31 stazioni meteorologiche della rete di MeteoTrentino e 21 stazioni meteorologiche della rete della Fem, simulando le variazioni spaziali e temporali nello sviluppo stagionale del bostrico.
ForeStress è invece il sistema di rilevamento satellitare che consente di stabilire la percentuale di bosco danneggiato per ogni bacino idrografico. In questo modo, si ha la possibilità di localizzare con precisione le aree in cui la vegetazione è più sotto stress.
Biologia del Bostrico
L’Ips thypographus, meglio noto come bostrico tipografo, è un piccolo insetto coleottero del gruppo degli Scolitidi, di forma cilindrica e di colore bruno, lungo circa 4-5 mm. E’ endemico dei boschi del Trentino e attacca prevalentemente l’abete rosso, in cui si sviluppa sotto la corteccia scavando intricate gallerie, che interrompono il flusso della linfa; in tal modo porta inevitabilmente a morte le piante in breve tempo.
In primavera, i maschi sopravvissuti all’inverno penetrano nelle piante e costruiscono una camera nuziale, in cui si accoppiano in genere con due-tre femmine. Queste scavano poi gallerie lunghe fino a 10-15 cm e parallele all’asse del tronco, dove depongono in media 80 uova.
Le larve (bianche, senza zampe e con il capo scuro), nutrendosi, scavano gallerie di 5-6 cm in senso ortogonale all’asse del fusto, ma sempre sottocorticali; al termine dello sviluppo si trasformano in adulti, dando vita a una nuova generazione che potrà insediarsi su altre piante. Ciò può avvenire nello stesso anno, se le condizioni climatiche lo consentono, oppure nell’anno successivo, dopo lo svernamento.
Le gallerie scavate dalle femmine e dalle larve danno origine ai caratteristici sistemi che spiegano il nome di tipografo dato alla specie.