In ricordo di Silvius Magnago
Venerdi 28 maggio 2010 si sono celebrati i funerali di Silvius Magnago a Bolzano. Sia la cerimonia religiosa che quella civile, prima della sepoltura, si sono svolte in un contesto di sobrietà, partecipazione emotiva e senso di gratitudine per la scomparsa di un uomo che giustamente sarà ricordato dai sudtirolesi come il loro “padre” ma che dovrà essere ripensato anche da noi trentini.
Ho partecipare alla cerimonia funebre perché avevo ed ho un profondo senso di riconoscenza nei confronti di quell’uomo.
Ho conosciuto Silvius Magnano in occasione delle elezioni politiche del 2001 per il rinnovo del Parlamento Italiano. Egli candidava per il suo Partito, la SVP, nella quota proporzionale, mentre chi scrive era candidato nel Collegio della Camera dei Deputati di Lavis.
Abbiamo tenuto parecchie iniziative politiche assieme in Rotaliana, in Val di Non, Val di Sole e in Val Rendena.
Molti sicuramente ricorderanno la serata, voluta dall’allora Sindaco di Caderzone Maurizio Polla, nella stupenda Casa Bertelli. La sala era debordante di persone. Portò il saluto il Sindaco Polla Maurizio. Introdussi la serata spiegando il perché eravamo assieme. Il perché la SVP aveva scelto di allearsi con Romano Prodi ed il perché quindi sul maggioritario la SVP sosteneva l’Ulivo. Eravamo tutti consci che si poteva perdere sia le elezioni politiche nazionali (come poi avvenne) sia quelle di collegio. Tutti gli esperti davano per sicura l’affermazione del segretario del PATT di allora che aveva convinto il proprio partito ad allearsi con Berlusconi. Finita l’introduzione passai la parola a Silvius Magnano. Egli parlò per 45 minuti. Raccontò della sua vita, le sue origine trentine, il suo trasferimento in Alto Adige Sudtirol, la partecipazione alla guerra, le maledette opzioni con la scelta sua e della sua famiglia per l’emigrazione in Germania, la nascita del suo Partito, il primo pacchetto di autonomia, il raduno di Castel Firmiano ed il “los von Trient”, il suo no a qualsiasi alleanza con la destra soprattutto con Alleanza Nazionale ed infine il perché era giusto, quantomeno per riconoscenza, sostenere Prodi e la critica profonda ed articolata a quella che definì “la sciagurata” scelta del Patt di andare a destra.
In sala durante la narrazione non volava una mosca ed alla fine dell’intervento vi fu uno scrosciante applauso per quella grande persona, per quel testimone della storia. Vi furono alcuni interventi di significativi personaggi dell’autonomismo trentino a sostegno delle argomentazioni argute e convincenti di Magnano. Alla fine egli era stanco e voleva tornare a Bolzano; non fu immediatamente possibile perché vi era la fila di persone, soprattutto giovani, che chiedevano l’autografo a Silvius Magnano.
Rimasi stupito di questa grande partecipazione corale e di questo grande affetto che parte della popolazione della Rendena, e non solo, attribuiva a Silvius Magnano persona mai celebrata in Trentino anzi per lunghi anni ritenuto un avversario politico e guardato con diffidenza.
Fu una serata memorabile. Li capii che probabilmente avremmo potuto vincere le elezioni del collegio; che si poteva verificare il miracolo!
Con Silvius Magnano e con gli altri amici della SVP con il quali feci altre numerose iniziative politiche (on. Brugger e Zeller) l’Ulivo si accreditava definitivamente come il partito, la forza politica che non solo garantiva l’Autonomia trentina ma che diveniva quella forza politica a cui i Trentini potevano guardare con serenità e tranquillità perché sarebbe stata in grado di difenderla e valorizzarla in Parlamento.
Successe proprio così: la SVP spopolò sul proporzionale; Silvius Magnano ricevette un numero impressionante di preferenze anche in Trentino ed il Patt fu sostanzialmente svuotato dei consensi che normalmente otteneva in stretta alleanza con la SVP . Chi scrive fu riconfermato Deputato della Repubblica Italiana .
Quella sconfitta fu sicuramente “salutare “ per il Patt che modificò la sua collocazione politica e diede vita al centro sinistra autonomista che vinse le elezioni provinciali del 2003 e poi del 2008.
Fu un mese memorabile che vissi a stretto contatto con Magnano; egli mi racconto’ numerosi aneddoti ed ebbi modo di chiedere a lui il perché di molte questioni che avevo letto sui libri ma che non mi erano assolutamente chiare. Certo non fu quello il momento nel quale maturai la consapevolezza della necessità di una forte unità, nelle evidenti diversità, tra le due Province se volevano avere un futuro. Il rapporto con Silvius Magnano mi servì per approfondire molti aspetti che mi erano oscuri e legarmi, con rapporti di amicizia profonda, con gli esponenti politici della SVP.
Andai più volte a trovare Silvius Magnano a casa sua nel centro di Bolzano in questi anni ed ogni volta tornava con un arricchimento personale. Mi sentivo profondamente debitore verso quell’uomo; gli dovevo riconoscenza non solo perché aveva riportato la pace e la convivenza tra i diversi gruppi linguistici dell’Alto Adige Sudtirol ma perché aveva indotto noi Trentini a superare il centralismo romano ed ad imparare ad essere autentici autonomisti .
Fu merito di uomini come Lui che venne pensato, redatto, proposto al Governo e poi approvato dal Parlamento, con legge costituzionale, il c.d. “Secondo Pacchetto d’Autonomia”. La sua attualità è evidente tante che è ancora oggi è studiato da tutti coloro che vogliono portare la pace in territori ove convivono popolazioni di diversa etnia e religione.
Non sarà mai sufficiente tributare un grazie a tutti coloro che con lungimiranza, come Silvius Magnano, seppero difendere le prerogative del loro popolo e nel contempo avere uno sguardo lungo sul futuro per permettere a noi di poter vivere in una Europa che non conosce più conflitti ed aspira ad un autentica unità federale.
Venerdì 28 maggio 2010 alla cerimonia funebre per Silvius Magnano, celebrata in tre lingue, vi era la consapevolezza che certo si chiudeva definitivamente un secolo ma che nel contempo bisognava e bisogna camminare sulla strada tracciata da questi grandi uomini
E’ per questo che Silvius Magnano sarà ricordato sempre non solo dai suoi Sudtirolesi ma spero anche da noi Trentini.
Luigi Olivieri