Insieme per salvare l’agricoltura di montagna
Ecco il testo dell’intervento di Manuel Cosi, presidente dell’Unione Allevatori Val Rendena e presidente ANARE, nel corso del convegno del 7 settembre scorso al Paladolomiti dal titolo “La razza Rendena come presidio del territorio montano”.
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Insieme per salvare l’agricoltura di montagna
Sicuramente questo documento non sarà completo, né riuscirà a risolvere i problemi che l’agricoltura di montagna sta vivendo in questi anni. Ma penso abbia il merito di mettere in evidenza alcune problematiche che devono essere assolutamente affrontate, se si vuole perlomeno pensare alla salvezza dell’agricoltura di montagna.
Partiamo da una premessa: l’agricoltura di montagna è, e rimane fondamentale, per la salvaguardia del sistema ambientale ed economico del nostro territorio, anche perché l’agricoltura è sostegno imprescindibile del settore turistico. Per questo siamo a proporre anche quest’anno la manifestazione delle giovenche, che si inserisce in un contesto, che non è solo di festa, ma anche di riflessione per la comunità, proprio attraverso il convegno di questa sera, che è occasione importante per fare proposte concrete, per risolvere alcuni problemi, che se non risolti, potrebbero portare alla fine dell’alpeggio sui nostri monti.
Sto parlando in maniera specifica della zootecnia di montagna, che oggi è anello debole della filiera zootecnica, ma sempre fondamentale non solo per la salvaguardia di prati pascoli e malghe, ma anche di tradizioni e cultura di intere comunità. E in tale contesto gli allevatori trentini, e quelli della Val Rendena, mantengono un ruolo determinante ed imprescindibile.
I numeri delle aziende di montagna negli ultimi 30 anni sono diminuiti, ma sono ancora significativi, con numerosi giovani presenti, che, con consapevolezza, portano avanti un grande lavoro, purtroppo spesso ancora non del tutto conosciuto alla comunità!
Confesso che le difficoltà del momento hanno fatto nascere in molti di noi la tentazione di fare azioni eclatanti per portare avanti le nostre istanze, come ad esempio annullare la sfilata delle nostre Giovenche, come protesta per le tante predazioni da orso avvenute sulle nostre malghe. Alla fine ha prevalso la passione per il nostro lavoro, il senso di responsabilità, che ci ha fatto dare ancora fiducia alle istituzioni, e, con una scelta sofferta, e forse non condivisa da tutti, abbiamo riproposto anche quest’anno la sfilata delle giovenche.
Una sfilata che quest’anno vuole portare messaggi importanti, in un clima certamente non sereno, urlando a tutti che noi vogliamo proseguire con l’allevamento delle nostre rendene, con l’andare in malga in estate, ma vogliamo anche, o meglio, pretendiamo, che questo sia l’obiettivo non solo degli allevatori della Rendena, ma anche dei nostri amministratori, locali e provinciali. Dobbiamo volerlo tutti assieme, e come allevatori non accettiamo più di essere lasciati soli.
Fare è meglio che non fare, e fare insieme è meglio ancora, ma, lo ripeto, stavolta ci aspettiamo una presa di posizione reale e concreta di tutte le categorie economiche, a partire dal mondo del TURISMO, da tutti gli altri settori produttivi, ma anche da tutta la nostra gente.
Dobbiamo restare tutti uniti per salvaguardare l’agricoltura di montagna con i suoi prodotti di qualità, ma soprattutto la nostra vita in montagna.
Ci vuole unità anche perché i problemi che sembrano solo di alcuni, in realtà sono di tutti.
I problemi in agricoltura sono molti, ma l’argomento su cui oggi dobbiamo fare fronte comune è il problema grandi carnivori, che quest’estate ha toccato fortemente la nostra valle.
Stiamo attenti, non si parla di un fenomeno legato solamente alla morte degli animali delle nostre aziende, ma che tocca tutto il nostro vivere, come ha dimostrato purtroppo l’aggressione mortale della Val di Sole. E’ la nostra sicurezza che è venuta a mancare, e azioni normali, come il passeggiare in tranquillità sulle nostre montagne, come abbiamo sempre fatto, ora ci è precluso!
Dopo queste premesse, vengo a proporre tre punti su cui lavorare. Sono proposte condivise anche con gli allevatori della Val di Sole, che vogliamo siano valutate attentamente dalle amministrazioni locali, ma specialmente da chi di dovere nelle diverse amministrazioni, provinciale, regionale, nazionale, e più a lungo raggio, europee. Vogliamo che le nostre proposte siano valutate, e ci attendiamo anche delle risposte concrete:
- Controllo grandi carnivori e gestione. Teniamo presente il danno economico, che va ben oltre al valore degli animali uccisi. Con queste morti spesso gli allevatori non riescono più a garantire i numeri degli animali in azienda richiesti da PAC e PSR, con l’impossibilità per l’ente pubblico di garantire i sostegni previsti. Oltre ai danni, anche le beffe!
- Affidamenti malghe, tenendo conto degli usi civici, che potrebbero consentire, per gli allevatori censiti, affidamenti “giustificati”, senza passare attraverso bandi.
- Verifica e semplificazione delle pratiche per gli aiuti in agricoltura, sia su PSR, ma anche su misure provinciali specifiche. E’ fondamentale l’adeguamento dell’ecoschema pascolo e del sistema Classyfarm alle piccole realtà zootecniche di montagna.
Tornando al primo punto, ribadisco che continuare con una situazione di non gestione dei grandi carnivori porterà alla fine della zootecnia di montagna. Questa non è una frase di rito ma è una realtà, ed è un grido che noi allevatori stiamo di nuovo lanciando.
Oltre a segnalare i problemi, siamo anche qui a fare proposte.
- E’ necessario predisporre un programma di gestione finalizzato a fissare una soglia numerica per i grandi carnivori, che tenga conto delle esigenze biologiche delle specie, ma SOPRATTUTTO della compatibilità con la nostra vita di allevatori e cittadini.
E piantiamola li di considerare orsi e lupi animali in via di estinzione! I NUMERI DICONO ALTRO! E BISOGNA PARTIRE DAL CERTIFICARE QUESTO.
Bisogna quindi attivare immediatamente strumenti mirati a ridurre e contenere il numero dei grandi carnivori, partendo dai problematici.
Le decisioni devono inoltre essere più rapide, e puntuali. Non possiamo ridurci a sparare petardi per dissuadere animali troppo confidenti. Deve esserci un piano ben preciso … Riteniamo anche necessaria la revisione delle squadre di intervento, e l’istituzione di un rinnovato organismo operativo all’interno del Corpo Forestale Trentino, specializzato in compiti di sorveglianza, informazione e divulgazione ai cittadini, formato e tecnicamente preparato sui grandi carnivori, e sull’interazione con essi, messo in campo per prevenire e minimizzare le criticità e per gestire eventuali azioni dissuasive. - E’ necessario prevedere badget specifici per le necessarie operazioni di monitoraggio, che devono essere pianificate, rafforzate ed ammodernate, per consentire una maggiore conoscenza delle popolazioni dei grandi carnivori sul territorio, con particolare attenzione per l’utilizzo dei radiocollari e per attività innovative nel campo della ricerca tecnologica , che riteniamo assolutamente necessarie.
- E per ultimo, ma non per ultimo, chiediamo il potenziamento delle azioni di carattere politico e istituzionale per la regolamentazione dell’utilizzo del bear spray in Provincia di Trento, e di tutte le possibili iniziative dedicate alla sicurezza dei cittadini
Tutte queste cose devono diventare realtà!
Torno a quello che ho detto all’inizio, tutte le categorie economiche della valle (agricoltori, albergatori, ristoratori, pubblici esercizi) devono combattere assieme a noi questa battaglia!. Dirò di più: sarebbe utile che si potessero usare questi spunti per presentare un protocollo di intesa firmato da tutte le categorie, da presentarsi al nostro governo provinciale perché sia di stimolo a dare finalmente risposte concrete.
O ora o mai più, il tempo sta scadendo!
Grazie per l’attenzione!