La falsa parità: quando le donne sono solo un numero

di Maura Binelli

La falsa parità: quando le donne sono solo un numero

In riferimento a quanto letto nell’articolo “Elezioni comunali 2025…”, è davvero triste constatare la scarsa presenza delle donne nella politica locale. Questo dato sembra strettamente legato al concetto, ormai logoro, delle “quote rosa” che accompagna ogni candidatura femminile nel contesto politico.
È sconfortante pensare che, troppo spesso, le donne siano reclutate solo perché c’è l’obbligo della loro presenza per completare le liste.
È frustrante sapere che la loro scelta non avvenga per meriti, competenze o conoscenze, ma solo per garantire il numero legale necessario a sostenere un maggior numero di candidati uomini.
Ancora più avvilente è constatare che, quando una donna riesce a raggiungere certe cariche o nomine, spesso non è per il suo valore, ma per qualche altro “merito”.
È irritante sentir dire che le donne debbano occuparsi solo di alcuni aspetti dell’amministrazione, mai degli incarichi più “rilevanti”.
E poi, si crea persino polemica se una donna decide di farsi chiamare “il presidente”, “il sindaco” o “l’assessore”.
Fastidioso è pensare che molte donne evitino di mettersi in gioco perché si sentono considerate meno dei loro colleghi uomini.
Forse molte donne vorrebbero contribuire realmente al benessere della propria comunità, ma finché non verranno abbattuti questi preconcetti e non si inizierà a riconoscere il valore autentico di ogni donna, la loro partecipazione, purtroppo, sarà sempre marginale.