La vicenda Ferrazza? Poche luci e molte ombre.
Dopo che si è appreso dall’articolo pubblicato sul Corriere del Trentino e rilanciato da campanedipinzolo.it che Walter Ferrazza, Presidente del Parco Adamello Brenta e Sindaco di Bocenago, è stato interessato da un giudizio contabile e da un procedimento penale, sono stati in molti a chiedermi, quale ex Presidente del Parco, un pensiero sul fatto.
Da quanto si è potuto comprendere dalle pochissime notizie circolate e dalla sentenza pubblicata sul sito della Corte dei Conti, la Procura Regionale ha contestato a Ferrazza di avere cagionato al Comune di Valdaone un danno erariale di oltre 200.000 euro, nell’ambito di un rapporto di pubblico impiego sorto illegittimamente, a seguito di false dichiarazioni, e continuato con comportamento fraudolento dopo l’assunzione.
Ferrazza, anziché affrontare il processo per dimostrare l’infondatezza delle accuse che gli venivano mosse dalla Procura, ha preferito accedere al rito abbreviato e definire il procedimento pagando una somma notevole, più di 36.000 euro, ma nettamente inferiore a quella originariamente contestata.
Si è inoltre venuti a sapere – e la circostanza non è stata smentita dal diretto interessato – che la questione sarebbe stata anche all’attenzione del giudice penale, in quanto la condotta attutata da Ferrazza ai danni del Comune di Valdaone avrebbe addirittura integrato un reato.
Secondo la stampa, anche di fronte alle contestazioni del giudice penale Ferrazza avrebbe deciso di evitare il processo, chiedendo la definizione del procedimento con la “messa alla prova”, ossia svolgendo lavori di pubblica utilità a favore di un ente pubblico.
Ancora una volta, dunque, Ferrazza ha rinunciato a provare la sua innocenza.
Il giudizio contabile abbreviato e la “messa alla prova” sono indubbiamente misure previste dalla legge a favore degli imputati ed alle quali Ferrazza, al pari di qualsiasi altro soggetto, aveva diritto di accedere.
Ma non si può ignorare che Ferrazza non è affatto un cittadino qualunque.
Egli riveste importanti cariche pubbliche, rappresenta un ente strumentale della Provincia, il Parco, è Sindaco di Bocenago e gestisce bilanci pubblici per svariati milioni di euro.
Per questi motivi, in presenza di una colpa lieve e di false accuse, Ferrazza avrebbe dovuto affrontare i processi, dimostrare la correttezza del suo operato e così allontanare qualsiasi sospetto di avere commesso le gravi condotte illecite che gli venivano contestate e che sono, evidentemente, incompatibili con l’integrità che deve contraddistinguere l’amministratore pubblico.
A maggior ragione se si considera che le Procure lo accusavano di un fatto gravissimo, soprattutto per chi, come lui, fa politica, ossia di avere anteposto interessi privati a quelli di un ente pubblico.
Ferrazza, invece, ed è qui il tasto dolente, ha deciso di ricorrere a riti alternativi, in quanto se avesse affrontato i due processi avrebbe subito, con molta probabilità, conseguenze erariali e penali ben più gravi di quelle concretamente applicate.
Altrimenti perché non difendersi?
Nel momento in cui ha optato per queste soluzioni, però, ed a prescindere dall’assenza di incompatibilità imposte dalla Legge, una riflessione circa la sussistenza dei presupposti per continuare ad occupare ruoli di responsabilità andava fatta da Ferrazza e anche da coloro che lo hanno proposto al vertice dell’Ente, lo hanno sostenuto e continuano a farlo.
L’amministratore pubblico, infatti, deve contraddistinguersi per etica ed onorabilità; deve fungere da esempio per la Comunità, agire nel rigoroso rispetto della Legge e con massima trasparenza.
Diversamente i Cittadini non potranno avere fiducia nelle istituzioni e nei loro rappresentanti.
Nella mia veste di Presidente del Parco, a causa di denunce anonime, ho subito (e non per questioni private) ben 5 giudizi dinnanzi alla Corte dei Conti, ma – anche consapevole dell’inconciliabilità, quantomeno morale, delle cariche ricoperte con i sospetti e le presunzioni di colpevolezza – ho rifiutato qualsiasi compromesso e mi sono difeso fino in fondo, collezionando 5 assoluzioni.
Le scelte processuali di Ferrazza, invece, sono andate nella direzione esattamente opposta, lasciando così adito a molti dubbi e sollevando forti sospetti circa la sua rettitudine.
Sono davvero in tanti, troppi, a chiedersi perché Ferrazza abbia deciso dapprima di pagare 36.000 euro e poi di svolgere lavori di pubblica utilità se quelle accuse, di avere anteposto i propri interessi personali a quelli dell’ente pubblico, fossero state veramente infondate.
Un dato è certo. Questa vicenda, di poche luci e molte ombre, rappresenta una brutta pagina per il Parco, che, al pari di ogni altro ente pubblico, meriterebbe di avere al proprio vertice una persona al di sopra di ogni sospetto e che si contraddistingua per incontrovertibile integrità.
di avv. Joseph Masè – già Presidente del Parco Naturale Adamello Brenta dal 2015 al 2021.