Lettera del sindaco Bertolini sulle centrali idroelettriche trentine
Vorrei inserirmi nel dibattito letto sulle pagine del giornale relativo alla legge 23 aprile 2021 n°6 ed in particolare ai sui articoli dal 5 al 10 e le successive modifiche nel DDL 110/XVI di imminente discussione in Consiglio.
Parliamo quindi di riassegnazione di concessioni di derivazione d’acqua a scopo idroelettrico.
Il Comune che Amministro possiede una centrale in località Stavel esistente dagli anni del primo conflitto mondiale eretta per servire le teleferiche, rimasta in buono stato e fatta bottino di guerra. A fine conflitto, eseguite tutte le pratiche dall’allora amministrazione guidata dal sindaco Moratti, il Comune di Vermiglio ottenne la centrale idroelettrica in acconto danni di guerra come documentato da apposito verbale redatto il 23 dicembre 1919 presso l’ Ufficio Recuperi di Mezzolombardo.
Oggi a questa centrale fanno riferimento due concessioni, una sulla Vermigliana e una sul rio Strino. La prima concessione è stata rilasciata dal Ministero dei lavori Pubblici il 20 giugno del 1930 ed accordata fino al 1953, successivamente prorogata fino al 31 dicembre 1998. Nel 1989 la giunta provinciale rilasciava al Comune di Vermiglio una nuova concessione valida fino al 31 dicembre 2013.
La seconda concessione sul rio Strino venne rilasciata in origine con deliberazione della Giunta provinciale del 22 settembre 1989, con scadenza 31 dicembre 2018.
Nel 2011 è stata presentata dagli allora amministratori la prima domanda di rinnovo della concessione sulla Vermigliana, seguita dalla seconda nel 2016.
A seguito della prima richiesta di rinnovo il procedimento è stato bloccato per l’attesa dell’uscita dei Bilanci Idrici da parte della PAT che sono stati resi pubblici nel 2013.
Emanati i Bilanci Idrici, si sono attese le procedure del Servizio Valutazioni Ambientali per i contenuti degli screening ambientali propedeutici ai rinnovi delle concessioni idroelettriche che sono state pubblicate nel 2017.
Nel frattempo nel 2016 è scaduta anche la concessione sul rio Strino, quindi il Servizio Valutazioni Ambientali ha chiesto il di avviare una campagna di misure e lo screening ambientale congiuntamente per i due impianti in quanto “interconnessi” tra loro.
Successivamente, dopo l’anno di misurazioni e campionamenti ambientali, redatto lo screening, in sede di conferenza servizi il servizio gestione risorse idriche ed energetiche ha sbagliato un parere sul deflusso minimo vitale che ha portato ad una nuova conferenza servizi.
Si è aggiunto inoltre il problema COVID che ha rinviato il sopralluogo istruttorio, non più eseguito e successivamente “sorpassato” dal servizio con sola pubblicazione all’albo comunale.
Nel frattempo giunti ad Aprile 2021 è stata approvata la legge 23 Aprile 2021 N°6.
Tale legge prevede all’articolo 9 “disposizioni transitorie” che le concessioni per le quali il procedimento di rinnovo sia in corso e scadute ante 31 dicembre 2016 siano rinnovate al concessionario uscente per 15 anni decorrenti dalla data di scadenza della concessione. Quelle scadute post 2016 vengono rinnovate invece per 10 anni decorrenti dalla data di scadenza della concessione.
Il comma due precisa inoltre che la durata del rinnovo può essere aumentata di un massimo di dieci anni tenendo conto degli impegni contrattuali assunti entro il 31 dicembre 2020 relativi a rapporti con il GSE o per investimenti effettuati e non ancora ammortizzati.
Vorrebbe dire per la concessione sulla Vermigliana scadenza 2028 e Strino scadenza 2026 più ipotetici massimi altri 10 anni.
Il DDL 110 di discussione in consiglio peggiora le cose recitando testualmente: “1. Entro il 31 luglio 2024 o entro la data successiva eventualmente individuata dalla normativa statale per le grandi derivazioni a scopo idroelettrico sono svolte le procedure di riassegnazione relative alle concessioni di derivazioni d’acqua a scopo idroelettrico disciplinate da questo capo che sono scadute prima di tale data.”
Questa premessa per raccontare due storie : la prima parla di chi nei lontani anni successivi alla grande guerra aveva ottenuto una centrale idroelettrica in conto danni di guerra, custodita ed ampliata in tempi più recenti, diventando una risorsa fondamentale per il bilancio del Comune di Vermiglio.
La seconda parla di tre diverse amministrazioni comunali che hanno richiesto a partire dal 2011 e per dieci anni il rinnovo delle concessioni e che ad oggi dal punto di vista istruttorio vedrebbero entrambe le pratiche pronte per il provvedimento di rinnovo.
Il presupposto da cui parte la legge mi viene riferito parta da un’ impossibilità di rilasciare provvedimenti di rinnovo ai sensi degli articoli 28 e 30 del T.U. delle Acque, in quanto contrastanti con l’articolo 12 della direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo relativa ai servizi nel mercato interno con la sospensione dei procedimenti di rinnovo in questione, in attesa della compiuta formazione del relativo nuovo quadro normativo inclusi i previsti regolamenti di attuazione.
In sostanza si palesa che a norma di legge le concessioni, che come espresso nelle righe precedenti rappresentano la storia di una Comunità, debbano andare in gara e cioè si consente a dei soggetti privati di poter presentare domande di rinnovo delle concessioni a scopo idroelettrico in concorrenza anche con i Comuni , aprendo la strada ad operazioni finanziarie che probabilmente potrebbero portare dei denari nelle casse della Provincia ma sicuramente li toglierebbero ai Comuni.
Si prefigura che i Comuni sicuramente cercheranno, per quanto nelle proprie facoltà, di partecipare alle procedure comparative alzando la posta se non altro per orgoglio, ma trovandosi di fatto ad accettare una situazione peggiorativa rispetto a quella precedente. Quello che dovrebbe chiarire la Provincia è se intende destinare ai Comuni territorialmente interessati dalle derivazioni i proventi incamerati dalla messa a gara delle concessioni perché in caso contrario saremmo di fronte ad un ulteriore accentramento delle risorse.
Tutto questo è sbagliato. Io penso che la politica debba partire imprescindibilmente da alcuni valori fondamentali e che questi debbano riflettersi nel campo amministrativo. Uno di questi valori deve essere per forza in Trentino la salvaguardia delle Comunità, dei loro beni con ricaduta diretta sui cittadini.
Non riesco a credere che l’Europa imponga che Vermiglio non abbia più la propria centrale idroelettrica i cui proventi derivanti dalla vendita dell’energia elettrica confluiscono nella parte ordinaria del bilancio e garantiscono l’erogazione di tutti quei servizi necessari affinchè si possa cercare di vivere dignitosamente in una località periferica. Se da un momento all’altro queste risorse dovessero mancare, la prima cosa che potremmo fare è richiederle alla Provincia, mentre la seconda andare a tagliare servizi e personale dipendente con un conseguente peggioramento della qualità della vita dei Nostri cittadini.
Che riflessione ha fatto la Provincia su questo tema, è disposta a garantire già da subito il buco di bilancio del Comune?
Quello che lascia perplessi è come in nessun’altra regione italiana sia stato legiferato in maniera analoga in merito alle concessioni di piccole derivazioni e come sottolineato dall’inascoltato Sindaco di Sella Giudicarie Franco Bazzoli in una lettera inviata al Presidente del Consiglio delle Autonomie locali:
“ L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), nella riunione del 1° settembre 2020, ha redatto alcune osservazioni, ai sensi dell’articolo 22, legge n° 287/1990, in relazione alla devoluzione alle Regioni e alle Province Autonome di Trento e Bolzano della competenza legislativa in materia di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni d’acqua a scopo idroelettrico, ma non ha mai preso posizione in merito alle piccole derivazioni. Tutti i richiami fatti in passato dalla Commissione europea alle Regioni e alle Province Autonome, riguardavano esclusivamente le eccessive proroghe date alle grandi concessioni. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è intervenuta per contestare un’elusione dei procedimenti ad evidenza pubblica e per rilevare una distorsione del principio concorrenziale, ma sempre solo con riferimento alle grandi derivazioni d’acqua a scopo idroelettrico.”
A questo si aggiunga come il direttore generale di Assoidroelettrica Taglioli ha dichiarato che “La Commissione europea ha fatto sapere che per ora i Paesi possono comportarsi come ritengono sulle concessioni. Senza dimenticare che Austria, Portogallo e Francia hanno già detto che non metteranno mai a gara le loro centrali”.
Ora mi chiedo, ma perché allora stiamo facendo questa catastrofe a livello Trentino? Cosa si sta facendo su altri tavoli per cambiare le cose? Che peso ha il Nostro Trentino a Roma e a Bruxelles?
E mi chiedo anche, come di fronte ad una questione così importante, non siano stati sentiti direttamente i territori interessati e spiegata in modo chiaro la situazione.
Ricordo come il 12 e 13 giugno del 2011 abbiamo votato si ad un referendum che prevedeva come l’acqua fosse un bene di natura esclusivamente pubblica, concetto molto diverso dall’aprirne uno sfruttamento ai privati in concorrenza con i Comuni.
Se la legge non verrà cambiata, andremo sicuramente incontro a tempi duri e difficili, ad intere Comunità deluse ed ulteriormente insofferenti alla politica, ad un malcontento generalizzato nelle valli del Trentino.
Io credo invece che la vera battaglia vada fatta ora, nelle sedi opportune e con tutti i mezzi a disposizione, senza accontentarsi di mezze misure ma tutelando quello che è il vero interesse pubblico: utilizzare in modo giusto ed equilibrato la risorsa più importante che abbiamo riversandone i proventi su progetti di crescita per le nostre Comunità.
I Comuni pronti a ricorsi e a difendere le proprie concessioni penso siano molti, mi piacerebbe avere dalla stessa parte anche i livelli di governo Provinciale.