Mafia nei Comuni del Trentino
In rete ho trovato questo articolo (http://www.presspubblica.it) che si riferiva alle dichiazioni di Donata Borgonovo Re, allora Difensore civico per conto del Consiglio provinciale di Trento. Nonostante siano passati più di 6 anni, mi è sembrato di estrema attualità, anche per i nostri Comuni (nota di Marco Salvaterra).
Mafia in Trentino
Diverse persone mi hanno riferito, parlando dei loro problemi con le amministrazioni di tanti piccoli paesi, che la mafia c’è anche in Trentino». Parola del difensore civico della provincia di Trento Donata Borgonovo Re. Chi l’avrebbe mai detto che nella provincia di Trento c’è la mafia? Certo, non è la mafia intesa normalmente, quella assassina, più precisamente si tratta di comportamenti che hanno del mafioso soprattutto nei piccoli comuni del Trentino.
Il 13 luglio Donata Borgonovo Re – che oltre ad essere difensore civico per conto del Consiglio provinciale lo fa anche per i comuni trentini che hanno sottoscritto un accordo in tal senso – ha riferito alla commissione trasparenza del comune di Trento sull’attività del 2005.
Il difensore civico ha detto che nei piccoli comuni chi ha un certo cognome e fa parte della maggioranza trova dappertutto le porte aperte, chi invece è escluso da questa cerchia non gode di determinate corsie preferenziali.
Insomma, un comportamento di tipo mafioso.
Alla faccia dell’imparzialità della pubblica amministrazione, diciamo noi.
Esiste un modo di trattare la gente non alla stessa maniera, ma dividendo fra serie A e serie B in base a “legami, simpatie, leggi non scritte” e molti amministratori si comporterebbero come “padri-padroni sulle loro comunità”, afferma Borgonovo Re, la quale riporta l’opinione a lei espressa da molti cittadini per cui ritiene che tali affermazioni debbano essere verificate sul campo.
Su 1.200 fascicoli aperti nel 2005 123 solamente riguardavano il Comune di Trento in cui vive un quarto dei residenti in Trentino. Segno che nella città di Trento il rapporto cittadini-amministrazione comunale è meno problematico rispetto alle comunità più piccole.
Dopo le reazioni stizzite del presidente della giunta provinciale Lorenzo Dellai e della sua Margherita, che ha chiesto le dimissioni del difensore civico, il difensore civico ha precisato che “mafia è un termine sicuramente esagerato: giovedì l’ho usato nella mia relazione semplicemente perché lo sentiamo ripetere spesso dai cittadini che vengono da noi a chiedere aiuto. Non posso negare che io e i miei collaboratori siamo rimasti colpiti dalla frequenza con la quale ci dicono ‘la mafia esiste anche in Trentino’ e questo vuol dire che c’è un problema. Se qualcuno indica con il dito la luna non bisogna guardare il dito, ma la luna”. “Non credo – afferma Borgonovo Re – che ci sia una cupola e se dovessi definire io stessa il fenomeno non userei il termine ‘mafia’. Credo però che in Trentino sia diffusa una cattiva cultura dell’amministrare, per la quale il sindaco considera il Comune come ‘cosa sua’. E non si tratta di casi sporadici”.
Le affermazioni del difensore civico giungono a poche settimane da un’altra polemica sollevata da un Sindaco sempre del Trentino il quale aveva affermato che chi non è allineato alla maggioranza di Giunta provinciale viene in certo qual modo boicottato. Sono seguite precisazioni, smentite da parte del Sindaco interessato che non intendeva dire quello che è stato scritto sui giornali. Ma tant’è, un certo malcontento fra i Sindaci ci sarà: perché evidentemente anche qui ci saranno quelli di serie a e di serie b, quelli che vengono quasi sempre accontentati e quelli invece che per vari motivi vengono in qualche modo boicottati.
Dunque sta emergendo in Trentino una certa insofferenza verso gli amministratori locali. Evidentemente molti cittadini ritengono che un sistema quasi-federale, quale è l’autonomia speciale, non abbia portato con sé anche una maggiore coscienza orientata al bene comune ma abbia rafforzato il partito degli affari.