Malghe Bandalors e Valina d’Amola: pubblicati i bandi per le stagioni 2021-2026
Pochi giorni fa il Comune di Giustino ha pubblicato due bandi per l’individuazione dei soggetti a cui affidare la concessione in uso della Malga Bandalors e della Malga Valina d’Amola per le stagioni d’alpeggio che vanno dalla primavera del 2021 all’autunno del 2026.
Quanto alla Malga Bandalors, la concessione è scaduta ad ottobre 2019, ma la Giunta comunale, in considerazione dell’emergenza sanitaria Covid-19 e delle indicazioni della Provincia, ha prorogato la concessione in uso dello stallone, della cascina e dei pascoli all’Azienda Agricola Fattoria Antica Rendena di Giustino fino all’ottobre del 2020 al canone di euro 2.000,00. La concessione in uso della Malga Valina d’Amola, invece, scadrà alla fine dell’alpeggio di quest’anno.
Lo strumento individuato dall’Amministrazione per affidare la concessione in uso delle due malghe è quello dell’asta pubblica, dato che rispetta la stringente normativa di settore, garantisce trasparenza e consente di ottenere il miglior vantaggio economico, insieme alla qualità gestionale.
Il criterio per l’aggiudicazione, infatti, non è solo economico, ma anche tecnico, stabilito in base alla durata dell’alpeggio, alle specie monticate, alla determinazione del carico (UBA) ed alle modalità di pascolo.
In questo modo il Comune, oltre a conseguire, nell’interesse di tutta la Comunità, il migliore risultato economico, riesce a garantire, stabilendo specifici criteri tecnici, che la gestione delle malghe avvenga all’insegna della massima qualità. Qualità assicurata anche imponendo al gestore il rispetto di un apposito ed articolato disciplinare predisposto dall’Amministrazione, oltre che l’obbligo di avere in proprietà una certa percentuale di capi e di alpeggiare in proprio, con famigliari o dipendenti, ma senza la possibilità di sub concessione.
A tutela dei residenti di Giustino, il gestore è obbligato ad alpeggiare e caricare in malga eventuali unità di bestiame di proprietà dei censiti di Giustino, titolari del diritto di uso civico, dietro rimborso delle sole spese ed una specifica forma di tutela è stata prevista anche per gli attuali gestori delle malghe che, a parità di condizioni dell’aggiudicatario, potranno esercitare il diritto di prelazione e così dare continuità alla loro gestione se lo vorranno.
La base d’asta per il canone della Malga Bandalors, aumentato rispetto a quello attuale a fronte del notevole investimento fatto dal Comune con il rifacimento della cascina e la sistemazione del pascolo, è di euro 7.000,00, mentre per la Malga Valina d’Amola il canone annuo minimo è di euro 2.500,00.
Le offerte potranno essere presentate entro e non oltre le ore 12.00 del giorno 01 ottobre 2020 secondo le modalità indicate sul bando e pubblicate sul sito del Comune che, per la predisposizione degli atti di gara, ha seguito le indicazioni fornite dal Consorzio dei Comuni e dalla Provincia.
Indicazioni superiori ed in linea con quelle seguite dalla pressochè totalità dei Comuni trentini che, dunque, escludono intenti speculativi da parte dell’Amministrazione. Eventuali speculazioni vanno ricercate, semmai, nel sistema purtroppo viziato degli ingenti contributi che le aziende agricole percepiscono a vario titolo e che sembrerebbero fuori da ogni logica e controllo. Il settore agricolo, infatti, se da un lato ha giustamente beneficiato di numerosi contributi economici, nazionali e comunitari, per sostenere i produttori in un periodo di grave difficoltà economica, dall’altro ha visto il diffondersi di forti speculazioni da parte di soggetti spregiudicati interessati solo ad intascare ingenti contributi a scapito del settore.
Sono noti a tutti le speculazioni sulle grandi superfici agricole, ove lo speculatore, acquistando titoli di alto valore, ricerca delle vaste aree sui cui “appoggiare” il titolo e richiederne il pagamento. Spesso il teatro di queste squallide speculazioni sono proprio i nostri alpeggi, con i loro ettari di pascolo. Gli speculatori poi, a danno degli allevatori onesti, subaffittano il pascolo a terzi (magari gli stessi allevatori corretti, ma rimasti senza alpeggio a causa del meccanismo della speculazione) e ricevono il contributo. Il cosiddetto “pascolamento conto terzi” o “pascolo terzi”.
In uno simile scenario sono le associazioni di categoria ed i rappresentanti degli agricoltori e degli allevatori a doversi attivare nelle competenti sedi per contrastare una prassi che danneggia gravemente l’intero settore, mentre nessuna responsabilità può essere attribuita ai Comuni, che da un lato mettono a disposizione del settore agricolo beni pubblici e dall’altro seguono le norme di buon governo nell’interesse dell’intera Comunità.