Salvaterra e Messner: tutto esaurito al PalaDolomiti
«Parlare del Cerro Torre, per me è come parlare di un’innamorata, è una montagna che mi ha dato emozioni indescrivibili e con cui ho un rapporto importante». L’amore che il grande alpinista Ermanno Salvaterra ha per questa montagna traspare in tutti i suoi racconti e dopo essere stata «immortalata» in video e fotografie oggi è disponibile anche su carta stampata. Il «sorvegliato speciale» come lo definivano ai tempi delle superiori, Ermanno Salvaterra, ieri in un incontro che ha preceduto la serata «La storia del Cerro Torre» ha ricordato lae sue imprese in Patagonia e sul suo libro fresco di stampa «La storia del Cerro Torre».
«Si tratta – ha sottolineato Salvaterra – di un’autobiografia che è arrivata un po’ per caso». Accanto a lui un altro grande alpinista e storico della montagna, amico e collega di Salvaterra, Reihnold Messner, autore della prefazione al libro. Durante l’incontro Messner si è soffermato sui cambiamenti che negli anni hanno coinvolto l’alpinismo sottolineando come la più grande rivoluzione sia da riferirsi alle comunicazioni: «Grazie a telefoni satellitari e nuove strumentazioni – ha spiegato Messner – oggi partire per una spedizione non significa sparire per giorni o mesi. Siamo sempre collegati con quelli che non sono accanto a noi, anche solo per sapere quali sono le condizioni meteo dei giorni seguenti». Nessun riferimento, né durante l’incontro né nel libro sulla tanto discussa salita del ‘59, solo la voglia di ripercorrere le imprese in Patagonia e della «montagna impossibile», che Salvaterra ha «attaccato» da tutti i fronti. Però poche ore prima a Trento, a margine della presentazione del Filmfestival, Messner era stato esplicito.
«È dimostrato – ha detto l’alpinista sudtirolese – che Cesare Maestri nel 1959 sul Cerro Torre non ci è arrivato, perché chi è passato dopo non ha trovato ciò che Maestri dice di avere lasciato». E poi la sfida allo scalatore di Campiglio. «Anche Salvaterra – ha aggiunto Messner – che in passato aveva difeso Maestri, mi sembra ora sia d’accordo e sarebbe buono se il Festival del cinema della montagna avesse il coraggio per portare avanti questo dibattito e chiarire la questione». Quella di ieri sera è stata un’inaugurazione particolare del Pala Dolomiti che per la prima volta si «occupa» di montagna e di alpinismo come ha sottolineato la consigliera Anita Binelli, organizzatrice dell’evento «una serata come questa, con Ermanno e Messner è un’ottima occasione per inaugurare il Pala Dolomiti, rispetto al tema della montagna».
Da "L’Adige" Messner: "Maestri non fu il primo sul Torre" >>>