Se n’è andato Gianni Carnera…
Se n’è andato Gianni Carnera, e ancor prima che le campane “li dös in zoc” come avrebbe detto lui, la notizia si era già diffusa, passando da persona a persona.
Sì perché Gianni lo conoscevano tutti, non solo per il suo inconfondibile aspetto fisico, le sue grandi mani, i baffoni, la statura imponente, ma proprio per come era. Per il suo modo di parlare così legato ad un dialetto puro ed autentico portatore di una saggezza antica legata ad un mondo che rischia di restare solo memoria; per la sua capacità di stare assieme agli altri, fossero giovani o anziani, condividendo due chiacchiere meglio se al bar, per il suo saper vedere le cose del paese con occhio appassionato e partecipe.
Gianni non ha inciso nel paese a livello imprenditoriale, ma forse ha agito più in profondità a livello di rapporti personali e di relazioni, pochi come lui sapevano sedersi ed ascoltare, magari anche per ore, rispondendo con schiettezza senza tanti giri di parole. Il lungo pellegrinaggio di tante persone che si sono recati dalla moglie e dai figli per rendere omaggio a Gianni è la riprova di quanto fosse significativo in questo paese di Pinzolo.
Gianni Carnera è uno di quei personaggi che contribuiscono a rendere una comunità quello che è, una pietra unica, particolare e speciale all’interno del mosaico del paese: una volta tolta subito si nota la mancanza e ben difficilmente si riesce a sostituire.
Gianni si era anche impegnato durante l’Amministrazione Mancina nei primi anni Novanta come assessore al patrimonio portando la sua formazione agraria e il suo buon senso pratico all’interno della Giunta comunale.
Lo scutum Carnera gli calzava a pennello perché come il famoso Primo Carnera era grande e forte, non solo fisicamente ma anche d’animo, capace di sopportare con leggerezza ed ironia, gli acciacchi che nel tempo gli sono capitati.
“Fa’ bon viac’, ca ‘l broz ti l’é tirà asà”