Sentenza del Consiglio di Stato sull’orso M57, il commento del presidente Fugatti
Ricordiamo la storia di M57: in almeno 7 casi ha seguito insistentemente delle persone, in almeno 2 casi ha stazionato a lungo in centri abitati, in almeno 5 casi ha manifestato particolare confidenza permanendo nelle immediate vicinanze di persone e in almeno 14 casi si è alimentato su cassonetti contenenti rifiuto organico.
Il 22 agosto 2020, infine, quest’orso aveva aggredito un giovane carabiniere in servizio presso la Stazione di Andalo. L’episodio si era verificato lungo la passeggiata illuminata che costeggia il lago, nei pressi della zona sportiva del paese, verso le 22.30 di un sabato nel cuore della stagione turistica, a poche decine di metri in linea d’aria da un campeggio affollato da famiglie con bambini. Un luogo normalmente frequentato in estate da migliaia di persone. Certo non nel cuore della foresta. L’uomo – che ha riportato gravi ferite su tutto il corpo – ha tenuto una condotta del tutto adeguata alla situazione, rimanendo fermo e invitando chi era con lui a fare lo stesso di fronte al plantigrado che da una distanza di circa 30 metri lo stava raggiungendo, così come emerso dalle indagini. “L’esponente dell’Arma non si è dunque avvicinato all’animale e sostenere il contrario appare come un ingiustificabile tentativo di gettare discredito sull’onestà di un esponente delle forze dell’ordine” osserva il presidente della Provincia, che evidenzia come la sentenza rischi di compromettere l’efficacia del Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno sulle Alpi centro-orientali (Pacobace). Predisposto dai maggiori esperti mondiali in materia, il Pacobace rappresenta il documento di riferimento per la gestione dei plantigradi, stabilendo il grado di problematicità dei possibili comportamenti (con una scala di rischio da 1 a 18) e le relative azioni da intraprendere.
Il caso dell’aggressione al carabiniere rientra a tutti gli effetti nel massimo grado di pericolosità previsto dal Pacobace: “Orso attacca (con contatto fisico) senza essere provocato”.
La sentenza del Consiglio di Stato è peraltro difficilmente compatibile con i contenuti del documento redatto lo scorso gennaio da Ispra, Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente e Muse, che si focalizza sulla gestione degli orsi problematici in Provincia di Trento. “Per quanto riguarda la cattura e l’inserimento in cattività degli individui particolarmente problematici – si legge -, si sottolinea che tale pratica, (…) comporta una considerevole abituazione all’uomo, la quale può esacerbare comportamenti a rischio ed esclude ogni possibilità di rilascio in natura, come anche evidenziato negli studi di Huber (2010) e Clark et al. (2002)”.