Una nostra affezionata lettrice ha ritrovato un vecchio libro di scuola del 1899
Ida Cunaccia, una nostra affezionata lettrice, ha ritrovato un vecchio libro di scuola, risalente al periodo austro-ungarico (1899), di sua madre… con alcuni racconti molto interessanti. Eccone uno:
2. Per chi studiate
Scommetto che niuno di voi sa darmi a questa domanda una risposta precisa.
Ho conosciuto un ragazzo, di nome Andreino, vispo e scapato quanto mai, che si prendeva sovente diletto a non intervenire a scuola, facendo scapola, come si dice, in qualche luogo, due o tre volte la settimana.
Avevano un bel predicargli i genitori, i maestri e financo gli amici: egli non se la dava per intesa e seguitava nella via incominciata, come se non fosse stato fatto suo.
Sapete quel che credeva lo scioccarello?
Egli pensava in tal modo di fare bravate e di dare soddisfazione a sé stesso.
“Che scuola, che scuola!” diceva fra sé. A che pro annoiarmi cinque ore al giorno con quelle tediosissime lezioni! So leggere e scrivere: mi basta. Non veggo l’utile, che può venirmi dal ripetere a memoria certe lunghe cantafere ovvero nel porgere attenzione a ciò che il maestro spiega da mane a sera… Né mi si dica che in tal modo io corrispondo male alle cure di lui: egli fa il suo dovere. Non è forse pagato per far la scuola?… No, no; non voglio proprio saperne dello studio!… Mi piace assai scorrazzare pei campi coì miei compagni, ridere, saltare, gridare tutto fastoso: “Evviva, evviva! …”
Guardate mo’ quanto s’illudeva!
Diventò grande; i suoi genitori morirono senza lasciargli gran che, anche quel tanto lo scialacquò in breve.
Allora s’avvide del gran errore commesso; ma in qual modo rimediare? Era impossibile.
Rimase quindi ozioso, senza professione, senza mestiere e senza buona volontà. L’ozio e la miseria, questi due congiunti inseparabili, gl’insegnarono ben presto a rubare.
Perché debbo farvela lunga?
Adesso langue nel fondo di un carcere.
Ma, esclama qualcuno, noi non siamo mica poveri!…
Molti di noi sono possidenti, ricchi, e per mangiare non avranno mai bisogno di esercitare una professione.
Chi può saperlo?
Ciò che vi fu dato da Dio, non può forse venirvi tolto d’oggi in domani?
E poniamo pure – io ve lo auguro di tutto cuore – che la sventura non venga mai a disperdere le vostre illusioni e la felicità, che vi sorride; è forse per questo men necessaria l’istruzione?
Non vi sembra che l’ignoranza avvilisca e degradi l’uomo? Il ricco ha forse la sola missione di mangiare e bere sopra la terra?
No!… egli ha quella assai nobile, di ben adoperare le proprie ricchezze, di rendersi utile a’ suoi simili: e per fare ciò bisogna che nobiliti il cuore e arricchisca la mente di utili cognizioni. Quand’io m’incontro in un ricco ignorante, penso subito fra me stesso: Guarda il vitello d’oro!
Rispondetemi adesso: Per chi studiate.
Bencivenni