Valeria, la “Piccola artista”

di Ermanno Salvaterra

MADONNA DI CAMPIGLIO, Trento — “Ieri sono stato su a dare un’occhiata ed è veramente allucinante quello che è caduto da quella montagna, appena a sinistra del primo tratto di una mia via. La roccia caduta è alta circa 100 metri, larga dai 40 ai 70 metri e con una profondità che nella parte alta supera i 20 metri”. Con queste parole inizia la lettera inviataci da Ermanno Salvaterra riguardo la frana che nella notte tra martedì e mercoledì scorso, nel Brenta, ha ucciso una pittrice e pediatra di Milano, che si trovava accampata in tenda sulla Vedretta dei Camosci. L’alpinista trentino, molto legato alla vittima, racconta in modo straziante quelle ore e porge il suo saluto personale alla sfortunata amica.

Salvaterra è salito sul luogo dell’incidente dopo la morte della donna, per rendersi conto personalmente della tragedia accaduta quella notte. “Alla base della frana c’era ghiaione con sotto ghiaccio – racconta l’alpinista trentino – e la roccia, crollando, ha creato un enorme buco nel ghiaccio facendolo risalire e creando una montagna fatta di ghiaccio e enormi massi. Indescrivibile”.

L’alpinista si rivolge poi direttamente all’amica perduta con un accorato saluto. “So che non è colpa tua – scrive -. Chi può mai aver avuto più sfortuna di te? E’ stato molto piacevole sentirti lunedì sera. Mi avevi detto che ti sentivi un po’ sola e la sera prima, quando avremmo potuto essere insieme, hai preferito stare a casa. Ti ho chiamata anche oggi ma al telefonino mi rispondeva la segreteria. Credevo l’avessi lasciato spento visto che eri a corto di batteria”. “Quando sei partita lunedì mattina ero felice per te che andavi in Brenta e avresti passato la notte fuori, tutta sola, per provare la tenda e il fornello nuovo”.

“Ti eri appena messa nel sacco a pelo quando ci siamo sentiti ed eri tranquilla anche se sentivi i sassi cadere. Chi lo avrebbe pensato?”

“Avevamo appuntamento a casa mia ieri – continua Salvaterra -, alle 12-13. Dovevamo preparare i bagagli insieme e invece non c’eri. Ho pensato che eri solo un po’ in ritardo. Ho aspettato e poi ancora finché mi sono detto che venivo a cercarti. Poi ho parlato col mio amico Pigi, il pilota del 118, poi con Adriano Alimonta e lì è partita la tua ricerca. Sono partito anch’io ma non era ancora buio quando mi hanno telefonato dicendomi di averti trovata. Ma eri senza vita, Piccola… poi, nonostante mi avessero sconsigliato, ho voluto vederti, per l’ultima volta. Per me eri bella come sabato sera. Avevi solo i capelli un po’ arruffati, come quasi sempre del resto. Con quegl’occhi bassi come quando ti prendevo in giro… ti ho dato un bacio… una carezza sulle tue manine… se tu mi vedessi ora… forse piangeresti insieme a me. Non andrò via, sono troppo triste e non riuscirei a divertirmi. Ci andrò quando verrai anche tu con me… Ciao Piccola… ciao”.

“Grazie a tutti quelli che l’hanno cercata e trovata – conclude Salvaterra -, da Rosati, Alimonta, Tisi, Vender e altri. Grazie anche ai Carabinieri per il buon modo con cui si sono comportati”.

Ermanno Salvaterra e l’amica scomparsa (foto http://ermannosalvaterra.blogspot.it)