Verità onestà e onore
“La Repubblica è fondata sulla verità, l’onestà e l’onore. Questa vicenda deve renderci ancora più esigenti, più intransigenti”. Con queste parole lapidarie il presidente francese François Hollande ha commentato l’affaire che ha visto coinvolto il ministro al bilancio Jérôme Cahuzac nella faccenda legata ad un suo conto segreto in Svizzera.
Il ministro, dopo aver ripetutamente e fermamente negato l’esistenza del conto e quindi mentito, ne ha ammesso l’esistenza e si è dimesso.
Le cronache provenienti da tutti i paesi occidentali ci hanno fornito, anche in un passato recente, altri esempi di personaggi politici che si sono dimessi per aver commesso fatti più o meno gravi o solo per essere sospettati di comportamenti non corretti. Il caso Cahuzac è solo l’ultimo in ordine di tempo. Nelle cosiddette democrazie occidentali l’essere solo sfiorati dal sospetto di non aver tenuto un comportamento cristallino fa immediatamente venir meno l’indispensabile rapporto fiduciario che deve esistere tra cittadini e amministratori e porta, irrimediabilmente, alle dimissioni.
E in Italia? Da noi le questioni che possono portare alle dimissioni devono essere rubricate in qualche articolo del codice penale ed essere acclarate con i canonici tre gradi di giudizio. L’etica e la morale, non essendo contemplate dal codice penale, non interessano nessuno!
Cose che nel nostro Paese fanno sorridere e che occupano, nella migliore delle ipotesi, le pagine di cronaca dei quotidiani per qualche giorno per poi cadere definitivamente nel dimenticatoio, altrove si concluderebbero in tutt’altro modo.
Il garantismo è e rimane un pilastro fondamentale delle società evolute ma comportamenti non ineccepibili, anche se non previsti come reato dal codice penale, non possono essere assolutamente tollerati se riferiti a chi ha il compito di amministrare la cosa pubblica e debbono portare, irrimediabilmente, alle dimissioni dei politici coinvolti.
E non serve guardare sempre lontano per trovare esempi in tal senso. Anche nel nostro piccolo non siamo messi molto bene.
Pinzolo è governato, come tutti ben sanno, dalla maggioranza uscita vincitrice dalle elezioni del 2010.
Il Sindaco, per la vicenda “centralina”, è in una posizione indifendibile.
Mi chiedo: il Sindaco ha sempre improntato il suo modo di agire a quei principi cardine di “verità, onestà e onore” usati nella frase del Presidente francese?
Nella vicenda della centralina sicuramente no!
Il Sindaco ha sicuramente e ripetutamente mentito circa la sua partecipazione diretta alla società ….. , affermando di non possedere quote della società e che il suo interesse per la questione era solamente professionale. La menzogna, in tutte le democrazie occidentali tranne che qui da noi, è considerata tre le peggiori colpe del politico e non viene mai perdonata.
Onestà avrebbe voluto poi che anteponesse al suo interesse personale quello del Comune che rappresentava.
E anche sull’onore è meglio stendere un velo pietoso. Non è sicuramente onorevole il comportamento di chi, anziché assumersi le proprie responsabilità (che, ribadisco, sono e rimangono sempre personali), utilizza come scudo la maggioranza di cui fa parte, convincendola (o, forse sarebbe meglio dire, costringendola?) a disertare ripetutamente le sedute del Consiglio Comunale.
La minoranza, dal canto suo, ha utilizzato tutti gli strumenti previsti dall’ordinamento per svolgere il suo lavoro che, ricordiamo, è di controllo dell’operato della maggioranza e di stimolo all’azione di governo.
Nell’armamentario a disposizione della minoranza per “snidare” la maggioranza c’è anche la richiesta di convocazione del Consiglio Comunale.
Orbene, la minoranza ha chiesto la convocazione del Consiglio Comunale e la maggioranza, in dispregio ai più elementari principi di democrazia, si è per ben quattro volte sottratta al dibattito.
Se, come continuano a sostenere i sodali del Sindaco, non c’è nulla di censurabile nel comportamento del Primo Cittadino, perché non affrontare la minoranza in un pubblico dibattito e chiarire definitivamente la faccenda?
I signori Consiglieri di maggioranza non hanno ancora capito che il loro ruolo non è la difesa ad oltranza del Sindaco ma la cura degli affari e degli interessi della collettività che li ha eletti.
E’ pacifico che la centralina doveva essere considerata obiettivo prioritario dell’amministrazione essendo un investimento che garantiva un veloce ritorno del capitale ed un prezioso apporto di entrate correnti ad un bilancio comunale destinato a diventare negli anni a venire sempre più asfittico.
Sfido chiunque, dotato del ben dell’intelletto, a dimostrare il contrario.
Ma vi è di più: il Presidente del Consiglio Comunale, organo istituzionale che dovrebbe rappresentare l’intero Consiglio (e quindi non solo la maggioranza) e garantire un chiaro, pacifico e doveroso confronto di tutte le componenti del Consiglio stesso (maggioranza e opposizione) ben si guarda di partecipare al Consiglio quando la sua presenza potrebbe garantire il raggiungimento del numero legale per la validità delle sedute. Come è possibile convocare un’assemblea e poi, senza gravi impedimenti, non partecipare? Come è possibile che il Presidente del Consiglio non si consideri il presidente di tutto il Consiglio ma solo di una parte?
Lo scandalo della centralina ha fatto venire prepotentemente a galla anche un’altra importante questione che caratterizza la vita della nostra piccola comunità: il conflitto di interessi.
Poche persone, sempre le stesse, si trovano a gestire delicate questioni su più lati del medesimo tavolo: il Sindaco è anche Vicepresidente delle Funivie, ma è anche commercialista ed è anche imprenditore del settore elettrico; magari in futuro scopriremo che è anche qualcosa altro che oggi ancora non sappiamo.
Wikipedia scrive che si viene a creare un conflitto di interessi “quando viene affidata un’alta responsabilità decisionale ad un soggetto che abbia interessi personali o professionali in conflitto con l’imparzialità richiesta da tale responsabilità, che puo’ venire meno visti i propri interessi in causa”.
Come è possibile per il Sindaco prendere, con la dovuta serenità, decisioni che si possono riflettere negativamente sulle Funivie di cui è vicepresidente o sulla sua attività professionale o, come è accaduto con la centralina, sulle sue tasche? Anche qui lascio al lettore la facile risposta.
Se il dottor Bonomi voleva dedicarsi ad iniziative nel campo dell’idroelettrico doveva, molto semplicemente, restare fuori dalla porta del municipio e partecipare, ad armi pari, alla competizione con gli altri soggetti potenzialmente interessati. Anche i bambini capiscono che è troppo facile vincere la partita se si può giocare contemporaneamente sui due lati del tavolo!
Se vogliamo che le cose cambino, ma che cambino veramente, sarà necessario fare piazza pulita degli amministratori che non improntano il loro operato alle regole di “verità, onestà e onore” e modificare, una volta per tutte, le regole del gioco.