Vittorio Sgarbi a Pinzolo: dalla Danza macabra al lockdown, dai Baschenis alla storia dell’arte italiana
Vittorio Sgarbi a Pinzolo: dalla Danza macabra al lockdown, dai Baschenis alla storia dell’arte italiana
Prima un’attenta e approfondita visita a tutte le chiese della Val Rendena affrescate dai Baschenis – da Javrè, nel Comune di Porte di Rendena, fino a Sant’Antonio di Mavignola, frazione del Comune di Pinzolo, passando per San Giovanni a Massimeno – poi, dando le spalle alla Danza macabra affrescata da Simone II Baschenis sulla facciata a mezzogiorno di San Vigilio, un lungo intervento che ha colto nel “Ballo della morte” e nelle numerose chiese cimiteriali della Val Rendena, l’occasione per ribadire il suo pensiero critico sulla gestione della pandemia da Covid-19 e il lockdown. Infine, una lettura, affascinante e straordinariamente ricca di collegamenti con la storia dell’arte italiana, delle opere dei Baschenis conservate tra Adamello-Presanella e Dolomiti di Brenta. La facciata di Sant’Antonio a Pelugo ispirata, ad esempio, al gotico veneziano, o il Simone Baschenis più maturo, quello delle crocifissioni dipinte a Javrè e Pinzolo, culturalmente influenzato da pittori quali il Romanino, Savoldo e Moretto da Brescia. Questa la sintesi della presenza, nella giornata di ieri, di Vittorio Sgarbi a Pinzolo e in Val Rendena. La conferenza, che ha registrato il tutto esaurito, è stata voluta e organizzata dall’Azienda per il Turismo nell’ambito di una sempre maggiore integrazione tra turismo e cultura. “L’obiettivo, attraverso questa iniziativa e altri progetti in corso – afferma il presidente Tullio Serafini – è quello di valorizzare e mettere in primo piano il patrimonio storico, culturale e artistico del nostro territorio, un valore molto importante anche per il prodotto turistico e la sua diversificazione”.
Il critico e storico dell’arte, oggi presidente del Mart a Rovereto, esordisce con una sua personale attualizzazione della Danza macabra ai tempi del Coronavirus, riportando all’attenzione del pubblico il suo pensiero in merito alla gestione dell’emergenza sanitaria causata dal Covid-19.
“Per più di due mesi – spiega Vittorio Sgarbi – abbiamo vissuto nella paura della morte, quella morte consacrata molto bene qui, nel fregio della chiesa di San Vigilio e forse in questo dipinto, contestualizzato nel periodo storico nel quale è stato realizzato, raccontata con meno paura”.
Poi ritorna all’insegnamento della Danza macabra che è il leitmotiv di tutta la sua conferenza. “La morte è parte della vita – afferma – anche Cristo è colpito a morte. La morte è democratica. La morte è normale.È per tutti”. “Avevo 12 o 13 anni – aggiunge – quando i miei genitori mi portarono a Madonna di Campiglio in vacanza e con loro andai a vedere le chiese di Santo Stefano e San Vigilio. “Il corteo della morte, che vedo oggi rimasto integro, l’ho portato con me”.
A questo punto dell’incontro, Sgarbi entra nell’arte e la sua storia: locale, con i Baschenis e le loro opere tra XV e XVI secolo, e nazionale, cogliendo collegamenti anche audaci tra i primi componenti della famiglia di pittori itineranti della provincia di Bergamo e Giotto e poi, nel proseguimento del loro percorso artistico fino a Simone II al figlio Antonio,tracciando connessioni con Romanino, Fogolino, Dosso Dossi, Vivarini e Mantegna, per citare solo alcuni esempi.
“A Pelugo, in Sant’Antonio – racconta il critico d’arte – comincia a muoversi un’arte che si apre al Rinascimento, un periodo di grande creatività. La Trinità sulla sofisticata facciata d’ingresso rimanda ancora al gotico veneziano, fiorito ed elegante, a Vivarini e Crivelli. Deve esserci stata un’immersione in questo stile. A Carisolo, l’ultima cena richiama il cenacolo di Andrea del Castagno, mentre nella Natività presso la chiesa di Santa Lucia a Giustino, nei due pastori che si affacciano alla finestra colgo una citazione di Savoldo”. Negli angeli “vibranti” di Sant’Antonio di Mavignola, lo storico dell’arte coglie invece l’influenza del Romanino (ipotesi sostenuta anche dallo studioso Giuseppe Ciaghi nel suo libro “L’antica chiesa racconta”, spesso citato da Sgarbi) che il Simone dell’ultima fase doveva aver conosciuto nelle opere realizzate presso il Castello del Buonconsiglio a Trento. Nella Maestà con bambino, l’opera più antica presente nella chiesa di San Vigilio, si ritorna invece indietro nel tempo, e Sgarbi coglie un’assonanza con il Giotto della Cappella degli Scrovegni a Padova.
Le connessioni e i raccordi artistici sono ancora numerosi e le parole si disegnano, nella chiusura della conferenza, ancora attorno al tema del “Ballo della morte”, con Vittorio Sgarbi che leggi i versi scritti sotto le figure del corteo. “L’opera artistica –conclude – è esempio di un pittura didascalica che richiama il nostro destino, dà il senso della penitenza e della preghiera. Il testo che l’accompagna è di un grande poeta che ha parlato a gente che non sapeva leggere. Sono storie di un teatro in montagna con note, se riportate al presente, jazz e rap. Nei mesi scorsi siamo stati veramente davanti a una danza macabra, speriamo di essercela lasciata alle spalle e di riprendere la danza della vita”.
La conferenza di ieri, introdotta dai figuranti del Filò da la Val Rendena, è stata organizzata dall’Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena che ha colto l’occasione per ringraziare anche le associazioni, le parrocchie e i volontari che garantiscono, soprattutto in estate, l’apertura delle chiese dei Baschenis e le visite guidate a questi tesori dell’arte.