40° Funivie Pinzolo: Convivio intimo
Un convivio tra amici di vecchia data, intimo, familiare, all’insegna dei ricordi, ma anche dei progetti in cantiere, nella cornice di una calda saletta di legno su al rifugio del Doss del Sabion, ha aperto le manifestazioni per celebrare i quarant’anni della Spa Funivie di Pinzolo. E’ avvenuto sabato mattina. Come primo atto – un gesto di delicatezza e di sensibilità molto apprezzato – quasi in sordina Toni Masè ha voluto riunire intorno a sé, agli attuali amministratori e a quelli del passato i soci fondatori ancora in vita e i presidenti che lo hanno preceduto. Per toccare con mano quanto è stato realizzato e per un utile riflessione su cosa abbia rappresentato la società per l’economia di Pinzolo e dell’intera Val Rendena. A partire dalle origini e dalle difficoltà affrontate, rivissute nella parole del dottor Pio Bruti, preciso e lucido com’è nel suo carattere, e nelle testimonianze appassionate di Giovanni Maturi “Carnéra” , per finire agli straordinari interventi in partenza già da questa primavera, illustrati da Toni Masè. Il riferimento è alla nuova pista che arriverà al Tulot, tra Pinzolo e Carisolo, e al sistema di mobilità integrata con Madonna di Campiglio: un’opera capace di armonizzare in un unico grande campo da sci la val di Sole alla Val Rendena con percorsi per tutti i gusti in uno scenario inimitabile, incomparabile per le bellezze paesaggistiche, tra le suggestioni fantasmagoriche delle guglie dolomitiche e i ghiacciai dell’Adamello, un brillare di diamanti. Dal Doss sabato mattina, in una giornata splendida, luminosa come poche, lo si abbracciava tutto. Ma non solo, da lassù lo sguardo volto a mezzogiorno poteva specchiarsi persino nelle acque del lago d’Idro e percorrere tutte le prealpi, dal Lomaso alle Val Sabbie. Dei 19 soci che fondarono la società ne sono rimasti in vita solo sette: Fausto Bonapace Dindìn, Gianfranco Bonapace, Luigino Bonapace, Pio Bruti, Rosario Cereghini, Italo Maffei Lustro e Toni Masè. Gli altri erano poco lontani, giù in paese, nel cimitero di san Vigilio, proprio di fronte alla partenza della funivia, alla cui realizzazione dedicarono impegno, entusiasmo e tanti sacrifici. Sono lì, presenze ancora vive, quasi a sorvegliarla e a proteggerla. Sono Carlo Antoniolli Bagàt, Cesare Cereghini, Antonio Maffei Tonon, Pietro Maturi, Carlo Olivieri, Adolfo Salvaterra, che fu l’anima dell’impresa, ed Ervino Vidi. Davide Farina, Emilio Franceschini e Zeno Zambotti riposano nel camposanto di Fiavé; Anselmo e Ferruccio Manzoni in quello di Creto. E’ significativo che negli impianti abbiano creduto, e che abbiano partecipato alla fondazione della società imprenditori delle Giudicarie Esteriori e della Val del Chiese. Documenta la fondamentale atavica unità territoriale di questo lembo di terra. [/A_CAPO]