Dal 25 luglio al 1° novembre la mostra di Mandy Barker sarà esposta in diversi sedi
Dal 25 luglio al 1° novembre la mostra di Mandy Barker sarà esposta in diversi sedi
La mostra è promossa dalla Provincia autonoma di Trento attraverso l’Agenzia per la Depurazione, Servizio Gestione degli Impianti, e fa parte della campagna informativa “Not In My Planet”.
Ogni opera 2 metri di diametro) ha un nome che richiama le scoperte naturalistiche ottocentesche del naturalista John Vaughan Thomson a Cobh, in Irlanda, per classificare i vari tipi di plancton. Ma non siamo più nell’Ottocento, e le fotografie rivelano la loro natura: sono frammenti di rifiuti plastici che galleggiano alla deriva nei nostri mari, ironicamente definiti “animali non ancora conosciuti”. Hanno nomi fantasiosi ma verosimili come “Ophelia Medustica” e “Nebulae Plaurosbratich” e rappresentano una traccia della nefasta attività umana nell’epoca della plastica.
La mostra parte della campagna informativa “Not In My Planet”, iniziata nella primavera di quest’anno che punta ad intervenire sul tema dell’inquinamento da plastica con azioni di informazione, promozione delle migliori pratiche e dei comportamenti virtuosi e con i mezzi dell’arte e della partecipazione attiva.
Oltre alla mostra del Buonconsiglio, “Not in my Planet” proseguirà in questi mesi con incontri sul territorio trentino alla presenza di studiosi, ricercatori, attivisti e rappresentanti di aziende nel campo della plastica, della lotta all’inquinamento e del trattamento dei rifiuti.
Imperfectly Known Animals (“animali non perfettamente conosciuti”), fonte di ispirazione per la mostra “Beyond drifting” di Mandy Barker, è una citazione tratta da un’opera del naturalista inglese John Vaughan Thompson e dedicata alle ricerche sul plancton e sulla fauna marina che egli aveva effettuato in Irlanda durante gli anni ‘20 dell’Ottocento. Gli “animali non perfettamente conosciuti” illustrati da Mandy Barker che compongono la mostra “Beyond drifting” sono frammenti plastici ritrovati negli stessi luoghi dove Thompson raccolse i suoi esemplari di plancton quasi 200 anni fa. Questa volta, però, non si tratta di elementi naturali, ma di rifiuti prodotti dall’uomo e finiti in mare: ci sono ruote di automobile, suole di scarpe, molle industriali, bambole, reti porta-lattine, componenti di telefoni cellulari. Oltre all’inquinamento visibile, questi rifiuti portano con sé una minaccia ancora peggiore: la loro progressiva frammentazione in pezzi sempre più piccoli li farà diventare microplastiche, e potranno essere ingeriti dalla fauna marina, entrando quindi nella catena alimentare e coinvolgendo tutte le specie, uomo incluso. Ecco quindi una nuova specie di plancton, un “plancton di plastica” minaccioso per l’ambiente e la salute. Gli oggetti fotografati in “Beyond drifting” stati ritrovati da Mandy Barker nei dintorni di Cobh, nella baia di Cork, in Irlanda, e fotografati in un arco di tempo di due anni. L’autrice ha utilizzato esposizioni multiple per rendere l’idea del movimento di queste particelle nel mare.