N. Bolognini, peccato non ricordarlo in occasione dei 150 anni
Ancora una volta Pinzolo e la Rendena hanno perso l’occasione di far conoscere Nepomuceno Bolognini e la sua opera – di etnografo, patriota, alpinista, educatore, scrittore popolare, valligiano appassionato della sua terra, della sua gente e delle sue tradizioni – e tirarlo fuori da quell’immeritato oblìo e da quella specie di ostracismo morale che ne aveva accompagnato l’esistenza.
“E’ pur vero – scriveva il maestro Tranquillo Giustina – che Pinzolo gli ha dedicato le scuole elementari, una bella via, un singolare monumento, ma per il resto non è andata oltre l’enucleazione del nome”. Secondo noi il 17 marzo, nella celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, avrebbe potuto rappresentare per il suo paese natale un’occasione unica, straordinaria per farlo conoscere con qualche iniziativa. Anche perché lui ne fu un fautore, vi credette e vi partecipo’. “Egli fu – stando a Giustina – fino all’ultimo giorno della sua vita, un patriota dalla giovinezza intramontabile, dall’entusiasmo incessante, dall’immolazione assoluta: Era ancora studente liceale a Cremona e già correva dove i moti mazziniani del 1843 e del 1844 chiamavano. Sedotto dal vortice risorgimentale del 1848, sospendendo gli studi universitari a Pavia, partecipo’; alle insurrezioni primaverili e alle lotte della Prima Guerra d’Indipendenza.