Pinzolo: conferenza Baratter sull’ASAR
Proprio mentre l’arbitro Gonzalez fischiava il calcio d’avvio del match tra Inter e Chelsea, a Pinzolo nella sala riunioni della Protezione civile, Carola Ferrari, assessore alla cultura del comune, presentava al pubblico – più di una cinquantina di persone, affluenza notevole se si pensa alla coincidenza con l’importante partita trasmessa sul piccolo schermo – Lorenzo Baratter, direttore dell’Istituto Cimbro e del Centro Documentazione di Luserna, invitato ad illustrare la “Storia dell’Asar”, ultima fatica editoriale del giovane ed impegnato storico roveretano. Con parole chiare, coinvolgenti, il relatore in premessa ha voluto richiamare l’attenzione degli intervenuti sulla funzione dello studio della storia locale e in particolare di quella trentina, spesso accusata di provincialismo, per sfatare questo pregiudizio. Basta pensare alla collocazione geografica di questa regione (situata nel cuore dell’Europa, anello di congiunzione tra cultura nordica e mondo mediterraneo, scelta addirittura per il più importante concilio della Chiesa cattolica, ed alle vicende che ne hanno scandito il trascorrere del tempo) per intenderne il suo respiro europeo. In tale cornice va vista anche l’esperienza dell’Asar (Associazione Studi Autonomistici Regionali): per l’apertura al federalismo, all’economia alpina, alle autonomia delle altre regioni… Il movimento, di origine prettamente popolare e contadina, schieratosi per la repubblica e per la costituzione di una regione autonoma, raccolse insieme nell’immediato dopoguerra, dal 1945 al 1948, una moltitudine di persone dalle appartenenze più diverse per rivendicare i valori culturali della gente trentina, la propria identità e quello spirito di autogoverno e di autonomia tipico del suo modo di essere, un’esperienza radicata nella sua storia, così da farla valere nella costruzione dello Stato nazionale. E probabilmente l’ Asar – che aveva dai 115.000 ai 120 mila iscritti, un terzo degli abitanti del Trentino! – sarebbe riuscita a trasformarsi in un partito territoriale tipo la Voslkspartei se non fosse stata combattuta con feroce determinazione dai grossi partiti nazionali, in particolare dalla Dc di Piccoli e dal clero schieratole contro dall’arcivescovo Carlo De Ferrari. Gli studi promossi dall’Associazione – (ebbe fra i fondatori e fra i più convinti animatori anche il professor Valentino Chiocchetti, straordinaria figura di galantuomo, che ci ha lasciato pagine importanti sulle questioni trattate, Defant, la Clara Marchetto…) – portarono alla definizione del primo Statuto di Autonomia. Nella sua relazione Baratter ha inquadrato quegli anni in un contesto storico più vasto, con un interessante excursus sugli accadimenti più significativi e sui personaggi che ne hanno caratterizzato e orientato gli eventi, provocando un interessante dibattito in aula, con interventi di Franco Panizza, Luigi Olivieri, Giuseppe Ciaghi, Giuseppe Leonardi, Carla Maturi ed altri, tutti a sottolineare quanto siano attuali e fecondi ancor oggi, in tempi di “autonomia dinamica”, gli studi promossi ed effettuati dall’Asar ed i valori cui si ispirava.[/A_CAPO]