Pinzolo: Tolte le deleghe a Carola Ferrari
Il giorno 3 giugno il sindaco William Bonomi delegava alla consigliera Carola Ferrari (assessore alla cultura uscente, che si sarebbe attesa la riconferma nell’incarico visto che era riuscita prima eletta nella lista del PATT con notevole incremento di consensi) la miseria di due deleghe, quella di responsabile dei rapporti con il coro, la banda comunale e l’Università della Terza età e quella di responsabile del Piano Giovani di Valle. Martedì 15 giugno il sindaco ci ripensa e le comunica tramite messo la revoca delle deleghe. Con la motivazione: “E’ venuto a mancare il necessario rapporto fiduciario che deve esistere tra delegante e delegato”. Non gli è piaciuto che la Ferrari abbia letto nella prima seduta di consiglio davanti ad una folla di gente un documento, inserito nel verbale, in cui imputava al sindaco un comportamento gravemente scorretto nei suoi confronti con dati e riferimenti circostanziati; oltre che antidemocratico, per aver disatteso le indicazioni degli elettori. Né che abbia tacciato di traditore della parola data Matteo Campigotto, nominato assessore ai lavori pubblici da Bonomi in rappresentanza del PATT quando c’era un accordo interno a quel partito che avrebbe accettato l’assessorato chi avesse ricevuto più voti mentre gli altri eventuali eletti si sarebbero rifiutati. Né che abbia rimproverato a Fabrizio Nespoli, scelto quale presidente del consiglio al posto di Matteo Campigotto, un atteggiamento da opportunista. Né della censura della scelta di una assessora esterna a gestire le attività sociali, per rispettare le quote rosa in Giunta anziché per ragioni di specifica competenza come sarebbe stato nelle intenzioni del legislatore. In maggioranza infatti già figurano due donne, entrambe elette con notevoli suffragi. La prescelta, Maria Lina Quagli, candidata nella lista di Campiglio, era stata bocciata dagli elettori che non l’avevano nemmeno mandata i municipio, ma è stata promossa addirittura assessore da William Bonomi. Altra cosa che ha dato fastidio al sindaco è stata un’interrogazione presentatagli dalla Ferrari l’8 giugno, strumento cui era dovuta ricorrere “non avendo avuto risposta esauriente dal Segretario generale, non avendo potuto relazionarmi col sindaco e rilevando una grave mancanza”. Gli chiedeva se, quale responsabile della cultura, mansioni che si era tenuto lui, era a conoscenza della chiusura dal 1 di giugno del punto di lettura della Biblioteca di Madonna di Campiglio, in un periodo particolarmente frequentato dagli studenti alle prese con gli esami; chi fosse il responsabile della chiusura e cosa non sia funzionato dentro l’apparato civico quando tutto era stato predisposto perché non dovessero capitare disguidi del genere. (Ndr: il giorno dopo la lettera il punto vendita veniva riaperto). Come se tutto ciò non bastasse, nella riunione di maggioranza del 9 giugno, invitata ad allinearsi alle decisioni del sindaco o a passare all’opposizione, avrebbe ribadito le accuse di scorrettezza usate nei suoi confronti, affermato di essersi candidata con la maggioranza, alla quale aveva portato ben 96 voti e dalla quale non intendeva uscire per rispetto di quanti l’avevano sostenuta. Dai banchi della maggioranza deciderà sui vari argomenti di volta in volta con la propria testa e in omaggio alle scelte della sezione locale del PATT, come ha sempre fatto, col solo obiettivo del bene comune. L’impressione generale è che Carola Ferrari sia imputata di un crimen laesae maiestatis. Il che porta a riflettere…[/A_CAPO]