Trasporti pubblici: Val Rendena sempre più penalizzata e isolata
Se una persona in Rendena non dispone di automobile propria, o, per ragioni diverse, non è in grado di guidarla, trova tante e tali difficoltà per spostarsi lungo l’asse della valle, che spesso preferisce rinunciarvi. Se costretta, capita che vi debba sacrificare l’intera giornata per pochi chilometri o affidarsi all’autostop. Tanto è inefficiente, per numero di corse ed orari, il servizio di trasporto pubblico nel “Far West“ del Trentino! Mentre nel centro dell’ impero politico e religioso, nella città di Trento, che si può percorrere benissimo a piedi da un capo all’altro in mezz’ora o giù di lì, i bus si rincorrono a distanza di pochi minuti. Si fa poi drammatico lo spostamento del valligiano allorché deve raggiungere località un po’ più “lontane” come potrebbero essere Trento, Riva, Rovereto. Per non parlare di Brescia o Bolzano. “Lontane” per modo di dire. Si trovano a un centinaio di chilometri di strada al massimo! Per raggiungerle e rientrare a casa col mezzo pubblico non basta una giornata! Anzitutto non c’è una linea diretta che le colleghi alla valle. In secondo luogo occorre cambiare pullman, trasbordare bagagli, attendere coincidenze improbabili in luoghi impensati, quando non addirittura trovarsi nella condizione di dover passare dall’autobus al treno. Oggi la Val Rendena dispone solo di un’unica linea diretta: quella che collega Madonna di Campiglio a Trento. Tempo di percorrenza: quasi tre ore. Ebbene nel 1932 (si parla di ottant’anni fa!) Madonna di Campiglio disponeva di un servizio di ben cinque linee dirette giornaliere (andata la mattina e ritorno la sera, e viceversa): una con Trento in 2 ore di viaggio, una con Riva del Garda, sempre in 2 ore, ed una col passo del Tonale, che si raggiungeva anch’esso in 2 ore. Poi c’erano due linee dirette: una con Brescia, dove si arrivava in 3 ore, e una con Bolzano, raggiungibile in 3 ore di viaggio. Alla faccia del progresso! Il confronto con i servizi del 2010 è mortificante. Non sarebbe male che i nostri politici, anziché discutere dei massimi sistemi o proporre soluzioni fantascientifiche di mobilità urbane ed extra, sperimentassero qualche volta i percorsi della gente comune, soprattutto di quella che vive nelle periferie più abbandonate e viene a trovarsi di giorno in giorno sempre più isolata e in difficoltà. [/A_CAPO]