Val Genova: i rifugi chiudono per protesta contro l’ente parco
“Sono Maria, del rifugio Fontana Bona, volevo informare che venerdì 24 luglio saremo chiusi”. Questo avviene nel cuore del parco Adamello Brenta, a fine aprile nel pieno della stagione estiva. “Non arrivano clienti; abbiamo soltanto un gruppo di operai che lavorano il granito. E qualche turista. Siamo qui in dodici persone; sono stata costretta a mandare qualcuno a casa. I costi della gestione non ci consentono di tenere aperto. Sono eccessivi rispetto all’entrate. Condizionate dalla politica del Parco. Che fa pagare balzelli insostenibili a chi entra in Val Genova con i propri mezzi, oppure gestisce i flussi dei turisti con i propri autobus, che dirotta dove gli fa comodo”. Praticamente i privati, i proprietari dei rifugi che hanno fatto la storia di Val Genova in tempi difficili, e di miseria sono stati emarginati dalle attività del Parco. Basti pensare che domenica sera il rifugio delle Cascate di Nardis, tempio sacro in Val Genova, aveva chiuso prima di cena. Incredibile! Adamello Collini, proprietario del rifugio Bedole che porta il nome di suo nonno, medaglia d’oro al valor civile, è fuori di sé. Amara la considerazione di Tullio Masè: “Una vita da emigrante in America, a Chicago da arrotino, con sacrifici enormi per mettere via due soldi. Al ritorno acquistai Fontana Bona: un investimento buono all’inizio, ma fallimentare dopo l’arrivo del Parco. Cui, data la situazione, proposi di acquistare l’immobile? Nessuna risposta!”[/A_CAPO]